di soglia in soglia/ per questo regno, a tutto il regno piace/ com'a lo re che 'n suo voler ne 'nvoglia./ E 'n la sua volontade è nostra pace:/ ell'è quel mare al qual tutto si move/ ciò ch'ella cria o che natura face».
     «Chiaro mi fu allor come ogne dove/ in cielo è paradiso, *etsi* la grazia/ del sommo ben d'un modo non vi piove»
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     La beatitudine che i beati provano allo stesso modo pur se in modo diverso (ognuno ha in proporzione a quanto ha preparato nella vita terrena) consiste quindi nel tenersi dentro alla divina voglia, nell’accettare il disegno di Dio che premia oltre ogni merito.
     A volte (ed ultimamente ne ho parlato anche con Vavassori, il direttore responsabile di questo mensile) mi chiedo perché non ci siano più nei giornali le famose pagine bianche, non ci siano più i premi della bontà, non ci siano più racconti come quelli del libro Cuore: la risposta è che non fanno “audience”, che i lettori sono più interessati alla cronaca nera, alle vicende del gossip, che certe cose sono superate ed espressione del modo di pensare del XIX secolo…
     In una passeggiata lungo il mare di Cap Martin in Provenza ho ammirato meravigliose ville, simbolo del potere del denaro, ma paradiso di giardinieri e custodi, circondate da impenetrabili siepi e caratterizzate da finestre chiuse come se volessero proprio con la loro imponenza manifestare la loro chiusura agli altri ed un buio isolamento. Così nel porto di Montecarlo splendidi yacht alla fonda chiaramente inutilizzati da tempo sono l’emblema di una società vuota e vanitosa che crede di essere la padrona del mondo. Se anche questi personaggi si chiedessero cosa Dio si aspetta da loro sarebbero dei Don Rodrigo o degli Innominati?
     Dio nella Sua piena libertà ha scelto di provare l’umanità, di nascere in una mangiatoia, di vivere come un uomo qualunque, di provare i disagi di una vita nel deserto per quaranta giorni, di subire le ingiustizie umane fino alla tortura e alla morte di croce: ma dopo tre giorni è risuscitato, ha sconfitto la morte perché il Suo disegno era frutto della vera libertà che non promette benessere e agi ma una via erta e faticosa su cui ognuno deve portare la sua croce per avere un mondo giusto e migliore: pensiamo solo alle spese per le guerre e le distruzioni, se il denaro speso fosse stato utilizzato per aiutare i Paesi poveri, per alleviare dolori ai più deboli, forse staremmo tutti un po’ meglio.
     Come al solito la fede ci induce ad essere ottimisti.
     Che il 2009 possa essere migliore e che il buon anno non sia come nel dialogo leopardiano del passeggere e del venditore di almanacchi, in cui la sua bontà sta solo nel fatto che ci permette di illuderci che sia migliore dei precedenti.                                                            gaudens@live.it

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