Mi permetto di trascrivere tre massime che mi hanno regalato emozione e piena approvazione: “Una cultura elevata è una piramide: essa può poggiare soltanto su un vasto terreno, essa presuppone in primo luogo una mediocrità robustamente e sanamente consolidata.” “Il torto non sta mai in diritti ineguali, sta nel pretendere ‘uguali’ diritti…” “[…] fa differenza a quale scopo si mente: a seconda che si miri a conversare o a ‘distruggere’.”
     Naturalmente come non evidenziare le conclusioni de L’anticristo? “Sono giunto così alla conclusione ed esprimo il mio giudizio. Io ‘condanno’ il cristianesimo, levo contro la Chiesa cristiana la più tremenda di tutte le accuse che siano mai state sulla lingua di un accusatore. […] Questa eterna accusa al cristianesimo voglio scriverla su tutti i muri, ovunque esistano muri – posseggo caratteri per far vedere anche i ciechi… […] Computiamo il ‘tempo’ da quel ‘dies nefastus’ con cui ebbe inizio questa fatalità – dal ‘primo’ giorno del cristianesimo! – ‘E perché non invece dal suo ultimo giorno? – Da oggi? – Trasvalutazione di tutti i valori!...” (Queste ultime quattro righe furono censurate nella prima edizione, Koegel 1895).
     Concludo questa recensione con alcune informazioni sull’autore e la trascrizione del secondo capitolo. Dopo averla letta capirete il motivo per il quale l’ho inserita alla fine dell’articolo.
     Figlio proprio di un pastore protestante, Friedrich Wilhelm Nietzsche nacque a Röcken il 15 ottobre 1844. A soli 24 anni divenne docente di Lingua e letteratura greca all’università di Basilea, seguendo un percorso di studio che lo portò da Bonn a Lipsia, dedicandosi alla filologia classica, ma nel 1879 dovette lasciare la cattedra per questioni di salute. Circa dieci anni dopo, mentre risiedeva a Torino, fu colto da un grave attacco di follia e visse gli ultimi anni della sua vita con la madre prima, con la sorella dopo, fino alla sua morte, il 25 agosto del 1900.
     “Che cos’è buono? – Tutto ciò che eleva il senso della potenza, la volontà di potenza, la potenza stessa nell’uomo. Che cos’è cattivo? – Tutto ciò che ha origine dalla debolezza. Che cos’è felicità? – Sentire che la potenza ‘sta crescendo’, che una resistenza viene superata. ‘Non’ appagamento, ma maggior potenza; ‘non’ pace sovra ogni altra cosa, ma guerra; ‘non’ virtù, ma gagliardia (‘virtù’ nello stile del Rinascimento, virtù libera dall’ipocrisia morale). I deboli e i malriusciti devono perire: questo è il principio del ‘nostro’ amore per gli uomini. E a tale scopo si deve anche essere loro d’aiuto. Che cos’è più dannoso di qualsiasi vizio? – Agire pietosamente verso tutti i malriusciti e i deboli – il cristianesimo…”
                                                                              Graziano Paolo Vavassori

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