non poté fare a meno di impiegarla a rimuginare sconsolatamente. Fece un po’ di strada: quella occorrente ad arrivare al piccolo cimitero dove si trovava sepolto il suo unico figliolo.
     Proprio con il suo James, quella mattina, desiderava conversare; come sempre, del resto, quando gli occhi gli si inumidivano al pensiero del suo ragazzo e gli era impossibile non pensare a come era difficile continuare a vivere senza di lui.
     Morris e il gruppo partirono la mattina dopo, intorno a mezzogiorno. Era ostaggio di presentimenti. Cattivi, gli pareva. Se li portava appresso già da qualche giorno e non riusciva a liberarsene. Affioravano in continuazione. Durante il volo si attaccò alla fiaschetta che portava in una tasca interna della giacca e bevve anche i cocktails offerti dalla compagnia aerea. I VirgoFlesh giunsero a destinazione nel primo pomeriggio, Morris era completamente ubriaco. Quella sensazione sgradevole continuava a tornare a galla e per quanti sforzi egli facesse non riusciva a cacciarla. Eppure, quella sera, sul palcoscenico del Blue Moon lo si vide completamente rinfrancato. Sorridente, addirittura, circostanza strana e del tutto inconsueta, per lui, da anni a questa parte. Il gruppo eseguì impeccabilmente le prime canzoni previste dalla scaletta e Morris appariva ispirato e concentrato sul suo strumento. Avvenne tutto in pochi attimi mentre, solo sul proscenio, avvolto da un chiarore soffuso, quello delle luci di scena, eseguiva “House in the green”.
     Un’ombra, in fondo alla sala, Morris lo percepì distrattamente, si era staccata dal muro. L’ombra di un uomo che subito aveva iniziato a scendere i gradini sulla destra del palco, dapprima con riluttanza poi, nonostante ogni tanto avesse la necessità di farsi largo con le braccia, cosa che rallentava la sua andatura, sempre più veloce, a passi brevi che si susseguivano freneticamente. Man mano che si avvicinava Morris ne distingueva le sembianze. Si fece più attento; solo per curiosità, certo, non per timore. Poteva avere sui sessant’anni, quell’uomo canuto deciso ad arrivare fin sotto la ribalta, proprio di fronte a lui che continuava a suonare. Difficile credere che si trattasse di un semplice sostenitore appassionato della sua musica. Mentre chiudeva il brano, però, lo guardò ancora meglio; fu in quei pochi attimi che ne riconobbe i tratti: aveva gli stessi occhi e l’espressione identica a quella del ragazzino, solamente, ora, molto invecchiata.
     Morris ebbe l’impressione fugace di sapere con esattezza perché quell’uomo si trovava lì. Si sentì quasi felice, con il cuore più leggero e la mente finalmente liberata da tutti i suoi incubi, allorché nelle mani scarne di Douglas Ranke comparve una rivoltella.

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