LA TRAGEDIA ABRUZZESE E LA MANIPOLAZIONE MEDIATICA
                                  di Pierluigi Piromalli

     Il recente terremoto abruzzese, che ha messo in ginocchio la città dell’Aquila e la sua provincia, ha sollevato, come da copione, le inevitabili polemiche politiche che hanno trovato sfogo nei palinsesti televisivi e sui quotidiani nazionali. Il sisma ha ovviamente autografato con morti e feriti la propria potenza distruttiva accodandosi lugubremente all’elenco di eventi tellurici che hanno sconvolto la penisola, da quello apocalittico di Messina agli inizi del novecento a quello del Friuli, dell’Irpinia e dell’Umbria. Il terremoto non è stato, però, solo causa di decessi e tragedie familiari che hanno demolito aspettative collettive, ma ha promosso soprattutto le crociate mediatiche, attese come la dantesca pena del contrappasso, contro i presunti responsabili di un “annunciato disastro” che non avrebbero adeguato l’edificazione alle necessarie tecnologie costruttive antisismiche e contro le amministrazioni locali che non hanno vigilato adeguatamente. Il richiamo del Presidente Napolitano ad un senso di responsabilità ha il sapore, purtroppo, di classica frase celebrativa a coronamento dell’ennesima tragedia nazionale che ripropone i soliti problemi e sancisce le medesime e virtuali condanne e ciò più per accontentare una collettività ferita che per reale senso di giustizia verso una ammucchiata di presunti colpevoli.
     Nel corso della pletorica programmazione di trasmissioni televisive dedicate alla catastrofe abruzzese si sono affrontati gli aspetti più grotteschi della vicenda, ipotizzando omissioni ed abusi in una rivisitazione di quello che si sarebbe dovuto fare e che, guarda caso, non si è fatto. Il grande contenitore televisivo fa, in questi casi, da giudice supremo sancendo verità auto-ricostruite, spesso senza valutare se sia stata perseguita una corretta pianificazione territoriale per contenere gli effetti distruttivi di un sisma, evento che nel nostro Paese è piuttosto ricorrente. Premesso che il territorio italiano è fortemente caratterizzato da un’architettura storica che trova nell’arte la sua massima espressione, appare difficile individuare adeguate strategie conservative che possano contrastare gli effetti di un sisma, pur restando il fatto che dagli anni settanta in poi, in piena espansione edilizia, si è forse sottovalutato un aspetto che tenesse conto di fenomeni potenzialmente distruttivi che periodicamente si rinnovano con il loro corollario di martirio collettivo.
     Assistere alle liturgie nazionali per commemorare, come in questo caso, centinaia di lutti, se da un lato è un atto ovviamente dovuto dall’altro appare

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