TRAFFICO DI RIFIUTI TOSSICI: IL SEGRETO DI PULCINELLA
                                  di Pierluigi Piromalli

     Le cronache nazionali hanno recentemente sollevato il problema del traffico illecito dei rifiuti tossici, questione rimasta quasi sempre sottratta all’attenzione dei media nazionali. Dopo le dichiarazioni di Francesco Fonti, pentito della ‘Ndrangheta calabrese, è diventata ufficiale la notizia che il mar Tirreno ospita un numero imprecisato di navi con carichi tossici e radioattivi, fatte affondare al largo delle coste nazionali, in particolare della Calabria. Un’abitudine che ha prodotto vortici di denaro ed intrecci internazionali da libro thriller, ma che ha soprattutto esposto parte della popolazione nazionale, con la complicità di esponenti sui quali la magistratura è chiamata ad indagare, a rischi alla salute tuttora non del tutto determinati.
     La sparizione misteriosa di navi da carico ed il loro affondamento in acque nazionali o comunque prossime alle coste della penisola, erano circostanze, per la verità, già note e che circolavano sulla bocca di tutti da molto tempo. La sola anomalia è che le Procure competenti, per ragioni ignote, non hanno mai avviato alcuna inchiesta per verificare cosa ci celasse dietro queste inconsuete pratiche marinare. Le principali associazioni ambientaliste avevano più volte denunciato fatti simili e qualche articolo era apparso sui settimanali nazionali, ma, solo oggi, grazie al “sacco vuotato” da un ex esponente mafioso, nonché esecutore materiale di alcuni affondamenti, si è venuti a sapere che in fondo al Tirreno giacciono relitti con il loro venefico carico. Insomma, le coste italiane non sarebbero più solo ameni luoghi di pellegrinaggio per gli amanti della tintarella che affollano lidi immergendosi nelle calde acque del Mediterraneo, ma addirittura centri non ufficiali dedicati allo smaltimento di rifiuti nocivi ed addirittura radioattivi.
     Lo scandalo, se così può essere definito, nasce dal ritrovamento al largo di Cetraro, paesino in provincia di Cosenza, di una nave adagiata sul fondale sabbioso, fatta brillare nel 1993 da Fonti e sodali con esplosivo militare reperito in Olanda. Si è così venuto a sapere che nell’operazione la ‘Ndrangheta avrebbe trovato adeguato supporto logistico in Olanda, luogo di reperimento dell’esplosivo, per eliminare il prezioso materiale (prezioso in quanto si percepivano ingenti compensi per il relativo smaltimento) di provenienza, pare, norvegese.
     Il pentito dichiara che la stessa procedura ha interessato altre due navi mandate rispettivamente verso lo Ionio e verso Maratea per evitare che un triplice affondamento nello stesso specchio di mare potesse generare qualche sospetto nel Paese dei sospetti, dove probabilmente anche un fatto simile avrebbe dato luogo alle più fantasiose teorie fuorché quella più accreditata di qualche manovra criminale. Grazie al ritrovamento della nave e al fatto che la

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