PRIME GRANE PER TENTORIO
                                  di Pierluigi Piromalli

     La nuova era amministrativa post elettorale del capoluogo orobico comincia tra le scintille scoppiate tra il neo eletto sindaco e gli ex assessori della giunta Bruni. Se tra Dario Guerini, ex assessore al Bilancio e alla Sicurezza nella squadra di Bruni, e Tentorio si sono usati toni pacati ispirati ad una logica di cooperazione e ad una condivisione, per quanto possibile, degli obiettivi programmatici che l’appena insediata giunta comunale intenderà perseguire, non si può intravedere, invece, diplomazia nelle parole di Francesco Macario, ex assessore al Patrimonio, Edilizia privata e Politiche della casa nella giunta Bruni, il quale preannuncia una dura opposizione con la maggioranza, dissociandosi dall’atteggiamento indulgente dell’ex collega Guerini. Tentorio, abbandonati gli scoppiettanti e seducenti proclami pre-elettorali, ha tenuto ad auspicare che il clima politico in seno al Consiglio comunale non sia caratterizzato da forte conflittualità con le opposizioni o sia rivolto a rappresaglie ideologiche, inutili, a detta del primo cittadino, in quanto controproducenti per la collettività. Se la frase suona da una parte come il classico stereotipo conciliativo dei vittoriosi che tendono la mano agli sconfitti, dall’altra occorre evidenziare che l’opposizione, forse colta di sorpresa da un risultato elettorale netto e per questo inaspettato, si è subito industriata ad affilare le metaforiche armi della contesa per voce del più battagliero ex assessore Macario.
     Tentorio, che nella lettera aperta a Guerini precisava come la nuova Amministrazione avrebbe operato secondo il proprio programma senza, però, voler accendere la miccia della rappresaglia, ha poi stigmatizzato le censure mosse da Macario, fautore dello "scontro politico" come arma necessaria a contrastare il ruolo di una maggioranza chiaramente invisa, sia nei proclami sia nelle alleanze. Proprio Macario, con fare belligerante, ha assunto una posizione chiara che trova origine nella evidente diversità di ruoli e vedute tra gli schieramenti di centrodestra e centrosinistra, sottolineando l’urgenza di esercitare una contrapposizione senza cedimenti che, in qualche modo, dovrebbe, come la pena del contrappasso, bilanciare l’ostruzionismo del centrodestra nel corso della passata legislatura cittadina.
     Macario non condivide, infatti, l’atteggiamento di apertura di Guerini, partendo dal presupposto che i contrapposti schieramenti sono antitetici per idee e progetti e pertanto non potranno mai addivenire ad azioni comuni condivise.

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