BERGAMO CAMBIERÀ PER I GIOVANI?
                                  di Pierluigi Piromalli

     L’assessore alle politiche giovanili Danilo Minuti dell’attuale amministrazione comunale è recentemente balzato all’attenzione delle cronache locali per aver dichiarato di voler puntare ad una città dinamica e vivace, capace di accendere le fantasie della gioventù orobica anche nelle ore notturne. La promessa, se così può essere definita, ha radici antiche visto che Bergamo si è sempre scarsamente relazionata con il mondo giovanile, bramoso di godere di una città che sapesse offrire svago e divertimento, desideri per lo più inibiti da un atteggiamento complessivamente refrattario tipico di una comunità di provincia.
     La Bergamo prossima ventura vorrebbe essere, nelle speranze collettive dei giovani, una città da movida, sulla falsariga di Milano, fatte ovviamente le debite e logiche proporzioni. Le buone intenzioni del neo assessore si inseriscono nel nuovo clima post elettorale rivolto ad accogliere le lamentele ed il “disagio” di parte di quella gioventù che non si sente adeguatamente coinvolta e coccolata nella propria città. Per smuovere da un atavico torpore la comunità orobica, che di giorno rasenta la frenesia vivendo una tambureggiante quotidianità, ma che la sera si placa beatamente, è stata organizzata una manifestazione cittadina per il 24 ottobre, occasione per rivendicare un risveglio collettivo che dovrebbe tradursi, secondo le aspettative dei giovani, in proposte di locali aperti fino a notte fonda per accogliere plotoni di affamati ed assetati rampolli orobici e di altre iniziative a sostegno dell’evasione. Insomma, l’imperativo categorico vuole che Bergamo non sia più emblema di una città per vecchi, ma sdogani quel suo pensiero ormai antistorico di nucleo cittadino di provincia, dove regna una specie di tacito coprifuoco notturno.
     Se le prospettive di accontentare i giovani possono da una parte anche essere condivisibili, dall’altra si determina inevitabilmente un problema di compatibilità a consentire iniziative ludiche e gastronomiche anche durante le ore notturne, con il legittimo diritto della popolazione residente ad esigere silenzio e tranquillità. Ci si troverebbe, insomma, di fronte al classico dilemma che contrappone i fautori della “movida” a coloro che la movida la vorrebbero confinata in fredde ed anonime periferie, luoghi per lo più deputati a convivere con il baccano.
     Per sostenere questo embrionale progetto di trasformazione serale si è precisato che l’apertura di locali anche a tarda notte costituirebbe innanzitutto un deterrente per la criminalità, in quanto più gente circola più difficile diventerebbe la vita per la delinquenza e contribuirebbe a creare anche qualche occasione lavorativa in una fase di preoccupante emorragia di posti di lavoro. Questo passa parola sponsorizzato dall’assessorato comunale sta riscuotendo

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