Regione, uffici, dipartimenti ed enti di gestione locale che continuano a rimpallarsi le accuse gli uni con gli altri.
     Ciò che suscita maggiore perplessità è rappresentato dai tempi di marcia dei treni che, per quanto riguarda la realtà bergamasca, viaggiano con orari dilatati rispetto al passato e quasi sempre indicativi visto che il ritardo di cinque-dieci minuti su una tratta breve sembra essersi ormai istituzionalizzato e non più meritevole di annuncio agli altoparlanti. Intanto, i soloni che predicano la politica della mobilità sostenibile, insostenibile, potenziale, auspicabile e quant’altro, mantengono il classico profilo dello struzzo, che infila la testa sotto la sabbia per non essere costretto a commentare lo sfacelo infrastrutturale che circonda il servizio. Eppure, come già detto, gli interventi di miglioramento ed adeguamento delle linee, basti solo ricordare l’alta capacita sulla Milano – Venezia, non sembrano aver beneficiato il traffico locale e la sua utenza, con il rischio di estendere il proprio dirompente effetto vanificante su altre infrastrutture, come il Tram delle Valli o la ferrovia, in fase di progettazione, per l’aeroporto di Orio al Serio, che dovrebbero servire ad integrare il servizio e l’interscambio.
     Con i nuovi orari e il nuovo programma di esercizio, Trenitalia ha tacitamente ammesso di porsi esclusivamente, come unico obiettivo, quello di promuovere i treni veloci, molto più redditizi rispetto al traffico pendolare, ma pregiudizievoli per i diritti dei viaggiatori che si servono del treno per brevi e medi spostamenti. Ed anche a tal riguardo giova precisare che i funamboli di Trenitalia sono riusciti a scippare, nel silenzio generale, treni Eurostar dalle relazioni giornaliere per l’Adriatico riposizionandoli sulla linea primaria Milano-Roma, in previsione dell’aumento delle frequenze giornaliere coincidenti con la festosa inaugurazione della Freccia Rossa. Il cadenzamento degli orari, concetto esotico e musicale, di per sé rappresenta un intento apprezzabile nell’ambito di sforzi di ottimizzazione dei servizi, ma ha un senso solo ed esclusivamente se la frequenza dei servizi è sufficiente a soddisfare le necessità dei pendolari e non certo adattandolo ai servizi dell’alta Velocità.
     Sembra che Comune e Provincia si siano già mossi per sottoporre all’attenzione dei soggetti preposti il problema, che sembra essersi perso nei meandri della stanze del Pirellone e di qualche angusto angolo di Trenitalia. Le richieste avanzate nell’interesse dei pendolari bergamaschi sono quelle di sempre ed appaiono tanto più ripetitive quanto scontate, tanto che non sembra peregrino sussurrare che anche questa volta difficilmente qualcosa cambierà.

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