del 1930, in mostra una grande mascherata monocroma in Piazza Vecchia. Romeo Bonomelli, amico fraterno di Giuseppe Pelizza da Volpedo, dopo importanti esperienze divisioniste stimolate dall’amico Pelizza, passerà ad una pittura più compassata e plastica nel corso del Novecento: ne è esempio l’opera esposta in mostra “La carta geografica” datata 1939. Natale Morzenti, senz’altro il più bergamasco di tutti gli autori presentati, fu interprete primario nel corso del Novecento di quel filone realista esistenziale della pittura lombarda che trova in Giovan Battista Moroni la sua origine. Se da una prima superficiale valutazione Morzenti può sembrare un isolato e talentuoso artista relegato nella nebbiosa provincia di Martinengo, a un più attento esame del suo lavoro non si possono non riconoscere rimandi “colti” alla pittura secessionista di Schiele, Kokoschka o Munch, che potrebbe aver visionato nella grande esposizione a Roma del 1911 durante il suo soggiorno nella capitale.
     Vanni Rossi espose nel 1921 alla quadriennale di Roma con il gruppo dei divisionisti e con Carlo Fornara di cui fu grande amico, fece sue quelle lezioni del Quattrocento italiano come possiamo notare nelle due felici composizioni sacre degli anni Venti e Trenta esposte in mostra e fu originale protagonista della pittura italiana del Novecento; espose alle edizioni della Biennale di Venezia del 1928 e 1930 (con Marussig, Tosi, Birolli, Carpi e Funi). Ferruccio Baruffi (detto da Caravaggio) è autore poco conosciuto, ma di cui possiamo apprezzare in catalogo una “Sacra Famiglia” datata 1938; la sua attività fu fervida e interessante soprattutto durante gli anni Trenta di cui vanno segnalate le partecipazioni ai Premi Cremona del 1939, 1940, 1941 e la sua personale alla Permanente di Milano nel 1939. Angiolo Alebardi, atipico e talentuoso artista che si distaccherà dalla pittura plastica e “pulita” in voga negli anni Trenta per perseguire strade personali e visionarie che lo porteranno a disgregare sempre più la materia al limite dell’informale seguendo suggestioni impressioniste; partecipò alla Biennale di Venezia del 1907, in mostra una natura morta degli anni Trenta. Ernesto Quarti Marchio’, Donnino Rumi, Vittorio Manini e Vincenzo Ghirardelli sono altri bravi autori presenti in questa mostra che rappresentano gli epigoni di una cultura pittorica con radici ben affondate nella tradizione tardo-ottocentesca non privi certo di una spiccata originalità.
     Il percorso termina cronologicamente con i lavori di alcuni autori che nel primo dopoguerra, rompendo con la tradizione, porteranno nuova linfa alla pittura locale e che sono solo in parte rappresentati in questa raccolta. Giuseppe Milesi, presente con due delle sue celebri nature morte, fu allievo di Contardo Barbieri

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