sta costruendo, certo, nessuno giustifica chi fa errati calcoli statici, ma qui si condanna, a prescindere dal metodo, ogni iniziativa non tanto nel merito.
     Fuori da Bergamo non va certo meglio, intendiamoci: Venezia non si tocca e basta. Ma se nessuno l'avesse toccata non sarebbe stata Venezia, non credete? Se penso a “i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi” che invocava Marinetti, penso subito al ponte di Calatrava a Venezia o al miraggio del ponte sullo stretto di Messina che credo non attraverserò mai. L'Italietta

contemporanea è figlia di funzionari delle sovrintendenze mediocri e demotivati, politici ignoranti che dicono "no" alla metropolitana, "no" al parcheggio, "no" al sottopassaggio, “no al ponte” e via comitati, raccolte di firme che indirettamente aiutano degli incapaci a passare dalla Circoscrizione al Parlamento. Alla moderna pensilina degli Uffizi di Firenze è andata forse peggio che al ponte di Calatrava o all’Ara Pacis di Meier a Roma, che almeno si sono fatte non senza polemiche: infatti, dopo un regolare concorso vinto parecchi anni fa da Arata Isozaki e conseguenti polemiche, tutto è fermo, anche se in primavera dovrebbe sbloccarsi la situazione ed iniziare i lavori, vedremo. La Francia ci insegna, non oggi con il neo-gollista Sarkozy, ma anche ieri con il socialista Mitterand: ha costruito

piramidi postmoderne dentro musei antichi, ha portato turismo dentro la cultura, ha unito lo sviluppo alla tutela ed è oggi di gran lunga al primo posto nelle classifiche dell’industria del turismo, perché è comunque di industria che si sta parlando, il turismo porta soldi.
     Ancora Marinetti 1909: "È dall'Italia che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria, col quale fondiamo oggi il Futurismo, perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d'archeologhi, di ciceroni e d'antiquarii". A pensarci bene quell'Italia (fintamente) bacchettona, austera e belle epoque di un secolo fa che Marinetti disprezzava non era poi così male e ci ha lasciato in eredità quartieri eleganti e maestosi, realizzati dal regime fascista facendo sue alcune istanze futuriste, lasciandoci gli ultimi esempi di un’architettura coraggiosa che distruggeva prima di costruire. Il 1909 sembra ieri ed è già passato un secolo, appunto, celebriamo il centenario del Futurismo.            cristiano.calori@fastwebnet.it
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