BERGAMO COME PISA O SIENA? NO, MEGLIO COME BASILEA
                                  di Cristiano Calori

     Questo mese mi sento in dovere di rispondere a te, caro Direttore, e indirettamente ai molti che pensano che Bergamo non possa modernizzarsi. Mi riferisco al tuo editoriale di dicembre 2008, nel quale parli, tra le altre cose, di una Bergamo che dovrebbe in futuro assomigliare più a Pisa e Siena piuttosto che a Cinisello Balsamo. Al di là delle battute, dirò che Pisa e Siena sono realtà in cui vado volentieri in vacanza (Calci e Buonconvento sono paesi che vi invito a visitare) ma completamente diverse, mi sembra superfluo sottolinearlo, rispetto a Bergamo, che è una realtà inserita nel cuore economico della Lombardia su un asse fondamentale dell’economia del Paese e dell’Europa (Trieste-Torino) con caratteristiche diametralmente opposte.
     Mi piace a tal proposito ricordare una famosa e a me cara battuta di Ottavio Missoni allorché decise di intraprendere la sua attività di imprenditore nel dopoguerra e fu assalito da dubbi e incertezze mitigate dalla certezza che, in fondo, “tra Trieste e Torino solo ‘n mona more de fame”. Ecco, questa frase mi sembra significativa per ricordare a tutti che Bergamo si trova esattamente nel cuore di questo territorio ricco di risorse e di idee per intraprendere impresa. Questa premessa, anche se può sembrare cinematografica e retorica, in realtà riassume il cuore del problema… a meno che non si pensi di smantellare il tessuto industriale che ha reso e rende Bergamo un territorio ricco di idee e di risorse e lo si riconverta in agriturismi e negozi con prodotti tipici che vendono souvenir con ristoranti a menù turistico. Credo sia importante in questa fase di ammodernamento della città non cadere in tranelli neoconservatori e in sterili retoriche antimoderniste che, al limite, sposteranno il problema di qualche anno senza risolverlo.
     Dunque, ritorniamo alla battuta “Bergamo deve decidere se assomigliare a Pisa e Siena oppure a Cinisello Balsamo?” La similitudine è ancora più preoccupante se pronunciata dall’ex assessore all’Urbanistica Nappo, il quale dovrebbe ben conoscere le dinamiche economico-demografiche di una città e del suo territorio circostante: Bergamo è una città che sta crescendo notevolmente nella sua cintura per reali esigenze di aumento della popolazione, oltre che per l’immigrazione, ed il capoluogo non può rimanere inerme lasciando che la città invecchi, si spopoli e degradi, bisogna riportare le persone a vivere in città e tornare a quei 128.000 abitanti del 1971 contro gli attuali 113.000, il che significa dotarla di nuovi quartieri, servizi di qualità e infrastrutture. Bergamo,

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