Nel 1624 Galileo iniziò un nuovo lavoro scientifico, iniziando a scrivere “Dialogo sui due Massimi Sistemi del Mondo” nel quale la teoria copernicana e la teoria tolemaica venivano dialetticamente messe a confronto, per poi dimostrare la superiorità delle nuove scoperte scientifiche. Tre sono i protagonisti del Dialogo: due sono amici di Galileo, all’epoca già defunti, il fiorentino Filippo Saviati (1583-1614) e il veneziano Gianfranco Sagedo (1571-1620), nella cui casa si tengono le discussioni scientifiche, mentre il terzo, Simplicio, richiama alla mente un noto antico commentatore di Aristotele e rappresenta anche il semplicismo applicato all’epoca alla scienza. Quest’ultimo è il sostenitore della teoria tolemaica, Saviati rappresenta l’opposizione copernicana, mentre Salgedo rappresenta la neutralità, anche se poi finirà con il simpatizzare con le teorie copernicane. Durante quattro giornate, i tre protagonisti dibattono sull’annosa questione, sottintendendo però alla fine che la teoria copernicana non sia intesa da Galileo come l’unico corretto fondamento di giusta interpretazione del cosmo.
     Galileo, per non turbare troppo gli animi, concordò con il Vaticano alcune modifiche per poter stampare l’opera in Roma, ma poi cambiò idea e decise di farla stampare a Firenze, nel 1632. Arrivata nelle mani di Papa Urbano VIII, quest’ultimo si infuriò, ne proibì la distribuzione e fece istituire dall’Inquisizione un processo per eresia contro Galileo.
     Il processo iniziò il 12 aprile 1633, con il primo interrogatorio a Galileo, nel quale gli fu contestato di aver ricevuto, già il 26 febbraio 1626, un precetto che gli intimava di abbandonare la teoria copernicana, precetto al quale non aveva obbedito. Galileo negò la cosa e dichiarò di aver ricevuto solo una bonaria ammonizione, da parte del Cardinale Bellarmino, di abbandonare le sue teorie ritenute “non gradite” alla Santa Chiesa. L’Inquisitore doveva ora stabilire se Galileo, pubblicando il “Dialogo” avesse o no trasgredito all’ordine di non professare le teorie copernicane.
     Il 21 giugno fu di nuovo interrogato e alla domanda se sostenesse ancora, o avesse sostenuto in passato e per quanto tempo, la teoria della centralità del Sole, lo scienziato rispose che aveva ritenuto “le opinioni di Tolomeo e di Copernico entrambi disputabili, perché l’una o l’altra poteva essere vera in natura”, ma dopo la proibizione ingiuntagli nel 1616 sostenne di tenere “da allora e per tuttora, per indubitata e verissima solo l’opinione di Tolomeo”. Alla domanda dell’Inquisitore sul perché nel “Dialogo” avesse allora difeso l’opinione di Copernico egli rispose “di aver voluto soltanto spiegare le ragioni delle due opinioni”. Minacciato di tortura, Galileo rispose “Io son qua per l’obbedienza e

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