BUONASANITÀ: QUANDO LA MORTE LASCIA IL PASSO ALLA MEDICINA
ELOGIO ALLA CLINICA GAVAZZENI DI BERGAMO

                                  di Enrico Caruso

     In questo articolo desidero raccontare la storia di Mauro, che diventa un caso di Buona Sanità, contro le continue notizie di malasanità. Io stesso, anni fa, sono stato oggetto di malasanità: stavo perdendo mia moglie per una banale appendicite non riconosciuta, la quale, essendo peritonite, stava andando in setticemia. Tale episodio si stava consumando in un rinomato ospedale milanese. I medici ed il responsabile del reparto, ebbero poi modo di riconoscermi i loro errori, avendo peccato di insufficienza diagnostica: avevano confuso la setticemia con un banale mal di pancia.
     Secondo i dati sulla malasanità, riportati in un rapporto realizzato dalla Commissione tecnica sul rischio clinico istituita dal Ministero della Salute, è risultato che i luoghi a maggior rischio sono la sala operatoria (32%), i reparti di degenza (28%), i dipartimenti d'urgenza (22%) e l'ambulatorio (18%). Le quattro specializzazioni più a rischio sono ortopedia e traumatologia (16,5%), oncologia (13%), ostetricia e ginecologia (10,8%) e chirurgia generale (10,6%). Inoltre, le cause pendenti nei confronti dei medici per presunti errori sono fra le 15 mila e le 12 mila l'anno, anche se si stima che i 2/3 dei sanitari vengono alla fine assolti. La richiesta di risarcimento danni, secondo i dati Ania (associazione che rappresenta le imprese assicuratrici) ammonta a 2,4 miliardi di euro l'anno. Ogni anno, gli errori sanitari oscillano fra i 14 mila (secondo l'Associazione degli anestesisti) e i 50 mila (secondo Assinform) ove il 50 per cento si potrebbe evitare. Inoltre 320 mila persone subiscono un danno, con un costo pari all'1% del Pil, equivalente a ben dieci miliardi di euro l'anno. In sintesi, secondo tali dati, in Italia abbiamo circa 90 morti al giorno per errori sanitari.
     Quando si interviene su un corpo abbiamo sempre dei rischi: la supposta “oggettività” della medicina alcune volte ha delle incomprensibili falle; ma non sempre è così. La storia di Mauro è l’antitesi della malasanità, diventando momento di grande riflessione dinanzi alla morte che bussa. Mesi fa, Mauro, durante la notte, lamentava dei dolori al petto, ma lui li attribuiva allo stress. Una notte quei dolori non furono più tollerabili. D’urgenza venne ricoverato presso l’ospedale di Lecco, dove gli fecero una coronografia e i medici si spaventarono trovando tre arterie occluse, con il rischio di morte improvvisa. A Mauro venne detto che doveva essere operato per impiantare dei bypass. L’intervento non era eseguibile presso la clinica di Lecco e su decisione personale venne poi spostato presso la clinica Gavazzeni di Bergamo.

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