tangibile, di meno astratto, facendo leva sui sensi: il tatto in primis per la moto, l’udito per entrambe. Rispondendo con un’ovvietà, poi, ti posso dire che ogni centauro che si rispetti ha sempre un occhio di riguardo anche per la ‘musica’ del suo motore. Certi motori sono come chitarre o come amplificatori: inconfondibili. La Guzzi la paragonerei a una Gibson attaccata a un ampli valvolare: corposa, piena, ma mai volgarmente sfacciata.”
     Puoi raccontarci la tua prima volta in moto?
     “La prima moto fu una Vespa PK50 bianca. Era di mia cugina. Ricordo che la usai prima del tempo (non avevo ancora 14 anni: non fatelo!) e piansi lacrime amare quando, per la prima volta, conobbi, tra Ruèta e Fì, la famosa ‘gerulìna’ quella che in curva e in frenata non ti dà scampo. La usai per due anni: andavo a Pisogne a trovare la mia morosina dell’epoca e, quando pioveva, la candela si bagnava e io restavo a piedi. Tra l’altro allora i cellulari non esistevano. Poi passai a una Gilera Arizona 125 (ma in realtà era un 160 truccato): anche lì km, acqua e qualche segnetto qua e là. Una cicatrice m’è rimasta, sulla gamba sinistra: uno che ha svoltato a sinistra senza freccia mentre lo sorpassavo.”
     Quali consigli vorresti regalare a chi si mette alla guida di una motocicletta, soprattutto ai più giovani o inesperti?
     “De tecà mia a fa i böli zamò ‘n prensépe coi bolidi da strada perché quelli, spesso, la seconda chance non te la danno. Se, inoltre, si ha un minimo di coscienza civica si dovrebbe capire che l’incoscienza mette a repentaglio anche la sicurezza degli altri, mia doma la nòsta. Per il resto nessun allarmismo gratuito: la moto regala emozioni che meritano di essere vissute.”
     Sapresti descrivere e trasmettere cosa prova la tua anima da centauro nel momento in cui, allacciato il casco, girata la chiave, dai gas e parti?
     “Se sei sulla moto giusta diventi un'unica cosa con lei. Avverti la sensazione di avere un’amica fedele e tutto quel che vivi e vedi con lei ti appare dalle tinte più marcate.”
     Quali mete brameresti percorrere con la tua due ruote e preferisci viaggiare da solo o in compagnia di altri bikers?
     “Non ho mete particolari, fermo restando che quasi tutto, a parte certi squallidi paesaggi suburbani, ha un certo sapore piacevole in moto. Prediligo le zone poco abitate e ancora selvatiche, ma dove ancora c’è civiltà a sufficienza da non andare nel panico se la moto dovesse avere qualche problemino. Viaggio di solito solo con la mia belva, ma la mia donna dietro completa decisamente il quadro. Resto fondamentalmente un macinatore di chilometri che in gergo viene definito “tourer”: la piega non m’è mai interessata.”

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