LE BUGIE DELL’ARCHEOLOGIA
                                  di Sergio Gatti

     Di solito mi occupo dei miti nelle loro connessioni con l’astronomia. Oggi ampliamo l’argomento inserendo nel discorso astronomico anche dei manufatti megalitici, cioè un qualcosa normalmente riferito all’archeologia. È noto che in tutto il mondo esistono centinaia di siti megalitici (da alcune piramidi ai cerchi di pietra, etc.) che ovunque presentano delle caratteristiche comuni: già a prima vista, suscitano degli interrogativi circa la loro costruzione, in quanto ci si domanda chi e come abbia potuto spostare e collocare non grossolanamente, ma con precisione millimetrica, dei massi di centinaia di tonnellate con la stessa facilità con cui i bambini collocano i pezzi del Lego. Lavori che neanche oggi, con i mezzi moderni, saremmo in grado di portare a termine.
     Ovunque, questi megaliti sono orientati in modo da avere un senso astronomico, essendo posizionati in maniera esatta rispetto ai punti cardinali, e nei giorni dei solstizi e degli equinozi creano dei particolari corridoi di luce, che evidentemente sono voluti. Addirittura sono stati provati dei riferimenti alla precessione degli equinozi, un lentissimo movimento retrogrado dell’asse terrestre. Siamo dunque di fronte ad un linguaggio unitario presente in tutto il mondo, di incerta origine, che evidenzia fenomeni astronomici e che potremmo definire ‘il linguaggio astronomico della pietra’.
     Parallelamente a questo, come accennavo sopra, esiste un altro linguaggio di natura astronomica, anch’esso di diffusione mondiale: il linguaggio mitico. La deduzione logica che possiamo trarre a questo punto è che sia il ‘linguaggio della pietra’ sia il ‘linguaggio del mito’, avendo natura e contenuti astronomici, siano l’espressione di un medesimo soggetto; potremmo dire che siano ‘le due braccia che obbediscono al medesimo cervello’. In altre parole, questi linguaggi potrebbero essere il frutto di una civiltà unitaria, che, secondo ogni evidenza archeologica e di tradizione orale, è presente nei cinque continenti. A mio avviso, è in questo senso che si debbano orientare le ricerche di archeologi, storici, antropologi, epistemologi. Invece, il quadro generale della ricerca delle origini appare frantumato e deludente: vi è poca comunicazione fra le varie discipline e ognuna tende a far risaltare le proprie deduzioni senza prendere nella dovuta considerazione il portato delle altre. Il risultato di tale frammentazione è una sorta di caos: è la banalizzazione, la frantumazione dei veri significati (astronomici) sia dei megaliti, sia dei miti. I miti vengono considerati al livello di ‘favole primitive’ ed i megaliti demansionati al ruolo di

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