quella deriva acritica e umorale che si è diffusa nel Paese e che ha convinto il legislatore ad intervenire per dettare norme precise circa la diffusione di notizie ad uso pubblico. Se, quindi, da una parte, lo scopo del disegno di legge è quello di garantire formalmente l’autonomia dei processi giudiziari, di evitare inquinamenti e distorsioni, di tutelare la posizione dell’indagato e di consentire ai magistrati di svolgere le attività senza condizionamenti, dall’altra l’iniziativa legislativa cela delle indubbie insidie che potenzialmente ledono il diritto alla corretta e doverosa informazione.
     Qualora il DDL diventasse legge dello Stato, si determineranno delle ricadute prevedibili e non certo positive per la libertà di comunicazione e, contestualmente, si rafforzeranno le posizioni di coloro che detengono lo scettro del potere e la relativa capacità di condizionare i canali giornalistici. I veri danneggiati non saranno certamente né i giornali né gli editori, bensì la pubblica opinione, impedita nell’esercizio del relativo e fondamentale diritto sul quale deve poggiare una matura democrazia. In ogni caso, al di là delle lecite considerazioni connesse all’applicazione di tale disciplina normativa, il timore è che per il prossimo futuro, scandito da avvicendamenti politici e da scenari economici e sociali non certo floridi, la stampa venga imbavagliata e costretta a genuflettersi agli imperativi categorici dei poteri forti, limitando la propria autonomia e riducendo la sorveglianza sull’operato della classe politica, oggi più che mai da tenere sotto stretta osservazione.
     Il Paese sta faticosamente cercando di darsi un’identità precisa e di evolvere nella direzione di un vero pluralismo dell’informazione ancora in divenire e i tempi a venire suggeriscono di trovare una soluzione legislativa “bipartisan”, mirata non solo a filtrare la correttezza delle notizie, ma anche e soprattutto ad evitare immotivate censure che perpetuerebbero la poco trasparente sovrapposizione di ruoli tra giornalismo e politica.

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