riconoscimento o tumulati con un numero identificativo, ma non avranno una fine diversa e, se ci sarà un giudizio ultraterreno, …auguri!
     Come è grande l’idea della beatitudine paradisiaca: tutte le anime non sono invidiose e sono completamente gratificate, allo stesso modo pur se in modo diverso, dalla visione di Dio. Si rendono cioè conto che hanno avuto tutto ciò che spettava loro come un bicchierino od una botte che quando sono pieni lo sono allo stesso modo pur se in quantità diversa. Manca cioè nel Paradiso l’invidia verso gli altri, i beati sono contenti di ciò che hanno, si rendono conto che nella volontà di Dio “…è nostra pace:/ ell’è quel mare al qual tutto si move / ciò che ella cria o che natura face” e Dante non può che concludere che “Chiaro mi fu allor come ogni dove/  nel cielo è paradiso…” (Paradiso, canto III).

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