PROFESSIONE PSICOLOGO: TRA SATURAZIONE E VOGLIA DI LAVORARE
                                  di Enrico Caruso

     Secondo recenti stime, ogni 360 abitanti vi sono circa tre psicologi che potrebbero apportare la loro opera. In realtà, dopo la laurea in psicologia, quasi sempre si brancola nel buio. Chi non ha bisogno dello psicologo? E quanta ignoranza ancora vi è nella popolazione nel definire questa figura? Quanti settori ancora oggi fanno a meno di tale servizio, fidandosi solo del buon senso, o di altre “figure spurie”? Gli psicologi, per l’evoluzione della società, potrebbero fornire un grande aiuto, ma l’Italia ancora oggi non è pronta nel riconoscere la validità di tale professione. Vediamo più nel dettaglio cosa succede nella nostra nazione.
     Il numero degli psicologi è circa un terzo del fabbisogno europeo, tanto più, la percentuale dei laureati italiani è la più bassa d’Europa! Secondo l’“Osservatorio sul mercato del lavoro della psicologia” istituito presso l’Ordine degli psicologi del Lazio, questa professione attualmente sta vivendo un periodo di alta precarietà. Nel libro “La psicologia e il mercato del lavoro: una professione destinata al precariato?” edito da Franco Angeli e curato da Gianluca Ponzio, si rileva che tra il 2001 e il 2005 il numero degli psicologi iscritti all’Albo professionale è cresciuto del 35,3 per cento, registrando la maggior percentuale di crescita tra tutte le nostre professioni. Ogni anno sono circa 7.000 gli iscritti ai corsi di laurea in psicologia, le università sono stracolme con questo continuo boom di iscritti, pur avendo istituito da anni il numero chiuso, così nasce un grande squilibrio tra domanda ed offerta, dove, secondo questa ricerca, il fabbisogno nazionale degli psicologi è molto esiguo, rapportandolo ad esempio all’organico totale del servizio sanitario nazionale che conta in tutto 5.400 professionisti.
     Secondo le rilevazioni del 2006 condotte da “Almalaurea”, gli psicologi trovano lavoro nei servizi (96,7%), poco nell’industria (3,3%), in altri servizi sociali personali (29%), nella sanità (24%) e nell’istruzione (17%). All’interno di questa professione sono così impegnati: gli psicoterapeuti privati (28%), gli psicologi clinici (40%), quali dipendenti del settore pubblico e dei servizi sanitari, gli occupati nel contesto scolastico ed educazionale (13%) e gli psicologi delle organizzazioni aziendali (19%).
     Questa professione è veramente satura? Questo squilibrio tra domanda e offerta è veramente da attribuire alle Università che immettono sul mercato un folto numero di psicologi? Anzitutto va detto che ancora oggi vige molta “ignoranza” (da ignorare) attorno a tale figura professionale, soprattutto da parte dei possibili fruitori di tale servizio: confusione che per vari motivi tende sempre

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