IL PACCHETTO SICUREZZA
                                  di Pierluigi Piromalli

     Dopo l’esito delle recenti consultazioni politiche, il neonato Governo, nell’enfasi del vasto consenso collettivo riscosso, ha varato i primi provvedimenti sull’onda emotiva generata da un Paese bisognoso di interventi soprattutto nel settore della sicurezza, argomento abilmente cavalcato dai media che hanno idealmente accompagnato il confuso elettore alle urne.
     Proprio il tema sicurezza, balzato all’attenzione delle cronache nazionali e locali per i numerosi fatti di sangue e violenze narrati con una certa morbosa inquietudine dagli organi di informazione, è diventato l’ago della bilancia che, in parte, ha spinto l’elettorato a sostenere la coalizione di centro destra, sicuramente risultata essere più attenta e “politicamente” più sensibile al problema rispetto alla formazione targata Veltroni. Il Consiglio dei Ministri ha così approvato il decreto legge rientrante nel più articolato “pacchetto sicurezza”, provvedimento fortemente sostenuto dalla Lega Nord e che prevede, nel proprio impianto normativo, misure di contrasto all’immigrazione clandestina, modifiche al codice di procedura penale oltre l’inasprimento delle pene per chi guida in stato d’ebbrezza. Il Governo ha cercato, insomma, di intercettare lo stato d’animo e le fibrillazioni della collettività, intervenendo su quei fattori che creano allarme e preoccupazione sociale.
     L’aspetto più gettonato di questo palpabile degrado sociale è stato individuato nella condizione di clandestinità che coinvolge numerosi soggetti sul territorio e nei reati ad essa associati. Anche il contrasto poi alla criminalità organizzata, che rappresenta una realtà nostrana ormai quasi letteraria e che necessiterebbe di trattazioni specifiche, ha costituito, per il CdM (Consiglio dei Ministri), ulteriore motivo di intervento, accompagnato da tutte le perplessità e i rilievi socio culturali che avvolgono questo radicato fenomeno sul territorio.
     Lo spirito del provvedimento, che ha rivestito la forma del Decreto Legge per i caratteri dell’urgenza e della necessità, rende chiara all’elettorato la finalità dell’esecutivo che si è fatto interprete e portavoce dei timori esternati da una larga parte della popolazione ed ha assorbito i sintomi di un disagio sempre più diffuso e che la costante disattenzione istituzionale ha contribuito con il tempo ad accrescere. Pur nel lodevole operato del Governo che, comunque, ha assunto iniziative non più differibili, sembra cogliersi una chiara ed inevitabile tendenza a legiferare in nome del populismo, in quanto la favorevole legittimazione degli elettori costituisce da sempre un capitale da riscuotere alla fine della legislatura. Da più parti e soprattutto dagli esponenti del governo ombra dell’opposizione si sono levati moniti e avvertimenti sul pacchetto sicurezza, giudicato un provvedimento umorale e non in sintonia con l’effettiva portata del

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