CENTRALI NUCLEARI: LE VERE ALTERNATIVE ENERGETICHE
                                  di Pierluigi Piromalli

     L’attenzione dell’opinione pubblica è sollecitata, da tempo, dalla questione dell’approvvigionamento energetico che, dopo la moratoria sul nucleare, ha relegato il Paese in un limbo di schiavitù e di sottomissione alle imposizioni dei produttori internazionali. Le discussioni che stanno scuotendo il mondo scientifico, tecnologico e culturale hanno spinto il neonato Governo ad annunciare che, entro la fine della legislatura, l’Italia avrà riattivato le tanto osteggiate centrali nucleari, trasformate o dimesse, per volontà referendaria popolare, all’indomani della catastrofe di Chernobyl. Proprio gli eventi dell’impianto ucraino, che nell’immaginario collettivo hanno dipinto scenari da olocausto nucleare, decretarono una forte battuta d’arresto per l’aggiornamento di nuove centrali e spinsero diversi Paesi, sull’onda emotiva di quei fatti, a ripensare i propri programmi di sviluppo energetico. In questo contesto, l’opinione pubblica italiana fece una scelta ancora più radicale culminata con la rinuncia all’apporto fornito dai tre impianti all’epoca in esercizio, Latina, Caorso e Trino Vercellese, e rinunciando al completamento di una installazione in fase avanzata di costruzione, quella laziale di Montalto di Castro. La scelta, sicuramente acritica ed istintiva, non tenne conto delle modalità di impiego dell’energia nucleare in campo civile e la disinformazione, che agitò spettri e paure incontrollate della popolazione, completò l’opera di persuasione.
     Oggi, la necessità di una costante produzione energetica, in linea con il fabbisogno nazionale, non consente di valutare significative alternative al nucleare che appare inevitabile, tanto che l’Agenzia Internazionale dell’Energia prevede addirittura che nel prossimo decennio la richiesta complessiva globale crescerà in modo vertiginoso. L’occidente industrializzato, quindi anche l’Italia, necessita di apporti d’energia considerevoli per mantenere costante lo sviluppo e per garantire il tenore di vita cui siamo abituati e che possiamo definire ormai irrinunciabile. Le fonti cosiddette alternative, come quella eolica o solare, pur rappresentando valide soluzioni da percorrere, pare che allo stato attuale non siano facilmente programmabili ed economicamente accessibili nonché sembrano non garantire una sufficiente produzione per soddisfare le ampie necessità nel campo industriale e nel settore civile. Si porrebbe altresì il problema, soprattutto per un paese come l’Italia geograficamente circondato dal mare e quindi caratterizzato dalle coste, dell’impatto ambientale legato all’installazione di un sistema di produzione di energia eolica. La verità, al di là

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