Parliamo di Bergamo arte fiera e Bergamo antiquaria, le tue due creature, che numeri hanno dato lo scorso anno e cosa ti aspetti per quest’anno e quali saranno le novità per le edizioni che stai preparando?
     “È facile giudicare gli altri, altro è mettersi in gioco e provare a muovere qualcosa in questo pantano di mercato. Bergamo, da qualche anno, promuove Bergamo Antiquaria e Bergamo Arte Fiera. Sono due appuntamenti dedicati all’Arte Antica e Moderna, che hanno saputo attrarre l’attenzione di un pubblico vasto proveniente da varie aree geografiche italiane. Diverse migliaia sono stati i visitatori di entrambe le manifestazioni, sono numeri che un operatore privato riesce a muovere solo con un budget in comunicazione, derivante dalle quote dei partecipanti, e da pochi sponsor lungimiranti.
     L’entità e il valore degli eventi meriterebbe una maggiore considerazione da parte delle Istituzioni; purtroppo in questa città le risorse per la cultura sono sempre molto limitate. Anche quest’anno i sacrifici che l’organizzazione sta sostenendo per rendere sempre più importante Bergamo nel panorama espositivo nazionale sono notevoli: in occasione della Fiera dell’Arte Moderna, riproporremo il Premio Bergamo Arte Contemporanea, promuoveremo una sezione dedicata alla fotografia contemporanea con una mostra collaterale curata da un giovane critico d’arte Luca Panaro e che vedrà l’esposizione di molti grandi artisti contemporanei con video e fotografia, stiamo organizzando un incontro tra Critici, Curatori d’Arte e il mondo finanziario sullo stato dell’Arte nel nostro Paese.
     Nella Fiera dell’Antiquariato è previsto un convegno sui Segreti del mondo antiquariale. Come riconoscere un’opera d’arte, saperla valutare… scoprire segreti e verità di un mondo affascinante sospeso tra passato e presente.”
     Che cosa manca alla città di Bergamo per diventare un modello per altre città medio-piccole?
     “Bergamo può divenire una città laboratorio di idee, progetti, luoghi di sperimentazione, senza trascurare la nostra tradizione, la concretezza della nostra gente, la laboriosità di un popolo talvolta ironicamente deriso, ma dalle grandi potenzialità individuali.
     A Bergamo manca la capacità di fare squadra, mettere a disposizione le proprie competenze al servizio di un progetto più ampio di rinnovamento dell’immagine della città, la voglia di investire sul nostro territorio, ricchissimo di singole intelligenze che navigano come barche nell’oceano del mercato senza un coordinamento, un disegno comune.
     I momenti che stiamo attraversando sono di cambiamento, approfittiamo di questa situazione per riscattarci.”               cristiano.calori@fastwebnet.it

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