LA MADONNA DELLE GHIAIE (LA MADÓNA DI GÈRE)
                                     di Gabriele Previtali - D.R. GDI

     Sgomberiamo subito il campo da ogni possibile “inquinamento religioso”. Non vogliamo, né ci interessa, essere né pro né contro il riconoscimento ufficiale o meno di quanto è successo nell’ormai famoso “luogo delle apparizioni del 1944”.
     Vi sono siti internet e libri scritti da valenti (o sedicenti tali) esperti della materia ed ora, finalmente (!?), anche un film; lasciamo loro l’onore e l’onere delle dietrologie e relative dimostrazioni più o meno convincenti. Per chi fosse interessato, un qualsiasi motore di ricerca è capacissimo di soddisfare le più raffinate esigenze.
     Da queste colonne, invece, vogliamo dare ai lettori di “Infobergamo.it” l’opportunità di conoscere un angolino del territorio dell’Isola che, nonostante l’invasività umana, che qui ha raggiunto quasi il paradosso, ha conservato un aspetto di quiete, di pace e quasi di riservatezza.
     Basta uscire da Ponte San Pietro per poco più di un chilometro o dal nuovissimo rondò dell’asse interurbano, per ancora meno, per “scendere” letteralmente nel bosco delle Gère (il greto del fiume, la ghiaia nel nostro dialetto: ancor oggi un bene prezioso e qui se né sempre scavata in abbondanza; in particolare per l’Asse Interurbano. Grazie alla ghiaia qualcuno ha fatto affari d’oro). La fontanella di San Quirico (san Ciàrech), il bosco che sovrasta ad Ovest tutto il corso di destra del fiume Brembo, il percorso natura del Basso Parco del Brembo che, dopo l’entrata nel PLIS anche di Bonate Sopra, da qui si diparte per arrivare sino a Brembate (Sotto) e ritornare poi, sull’altra sponda, proprio di là del fiume, in quel di Treviolo sono i luoghi e gli aspetti di questa zona che bisogna assolutamente “degustare” (anche se per ora né Brembate né Treviolo sono associati a questo PLIS).
     C’era anche un laghetto (per la verità un po’ maleodorante) che faceva la sua bella figura (pomposamente chiamato “Lago Blu”); s’era formato da solo con le varie esondazioni del Brembo e s’era anche arricchito, con il tempo, di pesci (ora trasportati di peso altrove, dicono). Ma qualche solone ha pensato bene di riempirlo di materiale di scavo. Per dare una mano ai poveri costruttori dell’asse interurbano che non sapevano come quadrare i loro conti, forse! Per inciso, però, s’era anche trovata una motivazione: bisognava salvaguardare il ponte sul Brembo dell’Asse Interurbano (?!). Ma come, i progettisti non ci avevano pensato ai tempi dei costosissimi studi per questa nuova strada?
     E poi ci sono tante belle casette, qualche fattoria, qualche campo ben

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