IL GIORNO IN CUI LE PENNE FERMARONO L'AMERICA
                                 di Francesca Frosio

     In Italia siamo abituati a continui scioperi: forse è per questo che si parla così poco di quello degli sceneggiatori americani e che la maggior parte della gente non ne conosce le cause e gli effetti. Da novembre 2007, infatti, è in corso lo sciopero degli sceneggiatori televisivi e cinematografici statunitensi, membri della WGA (Writers Guild of America). Sui giornali e sui quotidiani sono apparsi alcuni articoli, la latitanza vera sembra essere televisiva: tranne le notizie dei telegiornali, comunque brevi, non sono stati fatti approfondimenti, quasi come se fosse qualcosa che non ci riguarda. Questo avvenimento, invece, interessa da vicino tutti noi, nelle vesti di consumatori, e ci fa riflettere sulla situazione attuale del mercato del cinema e della televisione.
     Il motivo del contendere sono i pagamenti dei diritti d’autore agli sceneggiatori per lo sfruttamento secondario delle loro creazioni, quindi per il mercato domestico (vhs e dvd) e dei nuovi media (cellulari, Internet, i-Pod). A prima vista potrebbe sembrare un problema minimo, in fondo agli sceneggiatori vengono pagati già i diritti sui copioni, oltre al normale stipendio, ma non è così: il guadagno maggiore per un film non è più lo sfruttamento nelle sale, che arriva a malapena al 30% del totale, bensì viene proprio dal cosiddetto “sfruttamento secondario” e dal merchandising. Questo riguarda anche i telefilm, i cui cofanetti vanno a ruba, ed i film per la tv. È logico che gli sceneggiatori pretendano la loro parte della torta più grande, giudicandola un loro diritto. Lo sfruttamento secondario nei nuovi media è ancora allo stadio iniziale: pochi sono i fruitori di film su cellulari o sui siti Internet a pagamento (legali), ma gli sceneggiatori pensano al futuro. In passato, infatti, hanno accettato una percentuale sui guadagni dell’home-video troppo bassa. Sembra che abbiano imparato dai loro errori.
     Dall’altra parte della barricata i produttori e le televisioni non vogliono sentire ragioni. Per accontentare la WGA dovrebbero aumentare i prezzi dei loro prodotti, accusando delle perdite, vista la concorrenza spietata della pirateria, dei siti “peer to peer” e della semplice masterizzazione. Inoltre, sarebbe più difficile per loro lanciare la sfruttamento sui nuovi media, perché il prodotto vendibile sarebbe più caro, e di conseguenza poco vantaggioso.
     Tutto questo fa riflettere molto su come sia cambiato il mercato del consumo negli ultimi anni. La parte del leone viene svolta da Internet, che mette in difficoltà i consumi “tradizionali” fino a renderli quasi obsoleti. Se prima lo

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