presto fare i conti con un'irritante serie di guai domestici: lo scaldabagno rotto, il tetto che perde pezzi, il camino ostruito... come se non bastasse, il tempo peggiora ed i vari idraulici ed elettricisti inviati per le riparazioni dalla signora Glinko non sono esattamente dei lavoratori molto professionali. La situazione precipita quando Koko scopre un cadavere proprio sotto al cottage: i primi sospetti cadono tutti su Qwill, che insieme all'impagabile gatto dovrà suo malgrado indagare per svelare il mistero dell'omicidio e provare la propria estraneità ai fatti.
     Intreccio sagace, personaggi interessanti e ben costruiti, stile brillante e arguto: la penna della Braun è piacevolissima e non priva di momenti veramente gustosi. La bontà della scelta narrativa è confermata dall'ininterrotto successo ottenuto dalla serie sin dalle prime opere. Se volessimo azzardare un paragone, per freschezza di impianto narrativo si potrebbe paragonare la Braun alla sempre insuperata Agatha Christie: lo riprova il fatto che l'autrice dei numerosi “Il gatto che...”pare aver fatto propria la lezione di stile dell'inglese, creatrice di gialli provvisti di quello humour che la Christie amava attribuire al francesissimo Poirot, uno dei suoi personaggi più fortunati.
                                                                               Silvia Ferrari

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Recensione, Il gatto che volle andare sottoterra, Lilian, Jackson, Brown, Qwill, Yum Yum, Koko, Polly Duncan, Andrew Brody