Il ritorno con i piedi per terra arrivò quando chiusi “Insciallah”, al termine di una lunga e meravigliosa lettura: pensai che non avrei mai potuto raggiungere un livello così alto di bravura, pensai che Oriana avesse scritto una piccola Iliade e che nessun libro avrebbe mai superato questa sublime opera. Iniziai a sentirmi un po' lontana dal personaggio Fallaci: aveva vissuto un'epoca di cui io avevo solo letto nei libri di storia, aveva fatto cose che io non avrei mai avuto il coraggio di fare ed ero intimamente convinta che la sua scrittura fosse cresciuta di pari passo con le straordinarie esperienze di inviata che aveva affrontato. Era a tutti gli effetti una creatura fuori dal mio mondo, fuori dalla quotidianità di una quindicenne di provincia; lei a quindici anni era già un'eroina della Resistenza! Oriana aveva svegliato in me la passione per la scrittura e l'interesse per quello che succedeva nel mondo: avevo imparato l'importanza dell'essere sempre informati, cominciai a interessarmi di politica e a leggere i grandi classici della letteratura mondiale. Cercavo di ragionare sui fatti, di avere un'opinione netta e motivata sulle grandi questioni, per quanto possa farlo un'adolescente. Ero insomma nel pieno di una mia piccola personale rivoluzione culturale, quando arrivò l'11 settembre 2001.
     Mi ricordo nitidamente di quel pomeriggio: ero appena arrivata a casa dopo una lunga mattina di lezioni. Squillò il telefono, era Claudia, una mia amica. “Silvia accendi la tele, veloce!” Non sapevo cosa aspettarmi, una volta accesala. Non avrei mai pensato di vedere “quello”. Terminai la telefonata. Non c'era molto da dire. Restai a guardare i telegiornali, i cronisti allarmati, ascoltai le voci strazianti delle testimonianze telefoniche di chi era rimasto intrappolato nelle torri. Non sapevo nemmeno cos'era la Jihad. Sapevo che l'Islam esisteva, che le guerre erano in Medio Oriente, che i terroristi e le loro autobombe esplodevano in posti dai nomi esotici che erano lontani, molto lontani dall'Italia e ancora di più dall'America. Non sapevo bene cosa sarebbe successo dopo una strage così grande. Sui giornali si scriveva tutto e il contrario di tutto. Ci si divideva tra chi, terrorizzato, preconizzava un'era di guerre di religione e chi invece pensava che fosse stata tutta una montatura, tra chi cominciava a guardare con sospetto i burqa e il Corano e chi si stringeva ancora di più intorno ai musulmani, in nome del rispetto della diversità, ma, al di là di ogni incertezza, sentivo chiaramente di aver vissuto un tragico pezzo di Storia. In mezzo a questo pandemonio arrivò un mattino prima di scuola, brandendo una copia del Corriere, la stessa amica che mi aveva telefonato qualche giorno prima. Oriana era uscita dal suo silenzio, aveva scritto un articolo sentito, pesante come un

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