rilevanti, ma è pur sempre un inizio. In Inghilterra, la FdF, Food and Drink Federation, sostiene una campagna contro l’obesità, soprattutto infantile, mentre la Disney ha invece firmato un impegno pubblico che bandisce zuccheri e grassi insaturi nei suoi parchi divertimento. Inoltre, una multinazionale anglo-olandese ha proposto di cambiare gli ingredienti dei suoi prodotti, eliminando, nell’arco di un anno, circa  25000 tonnellate di grassi, 10000 tonnellate di zuccheri e 2000 tonnellate di sale.
     In Italia? Oltre all’impegno di alcune fra le più note aziende alimentari di ridurre lo zucchero nelle bevande e i grassi e il sale dagli alimenti, è recentissima la presentazione da parte del Ministero della Salute di un disegno di legge che prevede, fra le altre cose, una “Settimana del benessere dello Studente”  incentrata su dieci regole di corretto comportamento alimentare, come strumento per contrastare il dilagante fenomeno dell’obesità infantile (abbiamo il primato in Europa con il 36% della popolazione infantile).
     Nel corso dei nostri approfondimenti, tuttavia, non abbiamo trovato molti elementi per stabilire se questi alimenti, che invaderanno presto il mercato europeo, avranno o meno proprietà terapeutiche (a parte quelle già stra-note delle vitamine che ogni buon medico ci può confermare) anche perché, comprensibilmente, i brevetti di questi “super-cibi” sono  ultra protetti da segreti aziendali! Possiamo però analizzare le cifre di mercato forniteci da Ac Nielsen: il 45% degli italiani è a dieta per dimagrire, per motivi di salute o per semplice ricerca di benessere fisico; il 22,3% è seguace della forma fisica e del cibo naturale, quello biologico per intenderci, mentre il 72% è nel complesso preoccupato per la sicurezza degli alimenti, sempre più contaminati da agenti inquinanti. Se a questo aggiungiamo la “globesity”, termine coniato dai medici per identificare la crescente paura dell’obesità ed il nostro stile di vita, che ci richiede perfomances fisiche e psichiche sempre più alte e l’aumento costante dei “seniors”, è facile intuire che questi cibi troveranno, al loro sbarco nel Vecchio Continente, una folta schiera di seguaci pronta ad accoglierli e testarli.
     Vogliamo parlare del giro d’affari? Nel mondo questi alimenti fatturano circa 60 miliardi di euro l’anno (il 50% dei quali solo negli Stati Uniti) e anche qui da noi in Patria un buon 37% di “ingenuotti” è stra convinto che questo cibo è indispensabile per il corretto funzionamento del loro “performante” corpo, a discapito del povero portafoglio sempre più esangue.
     Quindi, cosa sta accadendo in realtà? Il confine tra prodotto alimentare e

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