Infine, il messaggio terminerà con una coda che prenderà congedo dall’ascoltatore, senza essere porta­trice di verità e che mediante l’uso di condizionali sarà aperta ad altri possibili sviluppi (antitesi) i quali offriranno maggiore chiarezza ed invito alla compartecipazione.
     Uso del microfono: con l’uso del microfono il feedback della propria voce si ampli­fica con due tipi di  risonanze, una “aerea”, che determina un riascolto esterno amplificato per mezzo dal movimento delle molecole d’aria, e l’altra “ossea”, che causa la vibrazione delle ossa determinando un ascolto interno. L’uso del microfono può creare molta angoscia con fantasie a carattere persecutorio. Il motivo di questo cattivo funzionamento psicologico può essere causato da fantasie aggressive o da esperienze passate, le quali hanno inibito la sintonia e la relazione affettiva con la propria voce.
     Linguaggio: all’inizio della verbalizzazione  si consiglia di tenere un tempo lento affinché l’ascoltatore venga invitato a sintonizzarsi, senza sentirsi in­vaso. Secondo l’incisività e l’importanza che si desidera comuni­care, in base ai contenuti, il tempo potrà essere velocizzato o rallentato. Il tono non dovrà essere lamentoso e tanto meno ag­gressivo. Per una migliore qualità acustica, sarà opportuno non marcare i suoni sibilanti (S\Z), le palatali (P\B) le occlusive (C\G) e soprattutto la vibrante R.
     Utilizzate delle pause per monitorare la relazione: quando si parla al microfono, le pause permettono di monitorare la partecipazione di chi ascolta e si prende tempo per calibrare le frasi che verranno pronun­ciate successivamente. Riuscire a rispettare le pause è indice di sicurezza e di capacità di gestire le emozioni nell’atto di rivelarsi attraverso un microfono.
                       caruso@equipelogodinamica.it

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