CHE BELLO: È ARRIVATO UN NONNO!!!
                                 di Silvia Luzzini

     Aiuto… che caldo! Ancora un mese, poi finalmente si va in vacanza! I più fortunati, magari, sono già riusciti a fare qualche giorno di stacco o delle semplici gite fuori porta durante il week-end, giusto per cambiare orizzonte e riossigenarsi un poco mentalmente e fisicamente. Gli altri scrutano il calendario e man mano iniziano il conto alla rovescia come a naia. Coraggio, agosto è comunque vicino per tutti. Una certa cerchia (molti, si spera, forse più realisticamente solo alcuni) hanno già deciso di allargare la famiglia al rientro dalle vacanze e dedicheranno una parte del tempo libero a discutere e decidere che tipo di Mister Bau accogliere in casa a settembre. Sperando di non sembrare troppo invadente o, tanto peggio, saccente, mi permetto di offrire qualche piccolo spunto per ulteriori riflessioni. Per le considerazioni generali invece vi rimando all’articolo “L’adozione responsabile” di novembre 2006.
     Se poi, anziché su un blasonato cucciolo di alta genealogia, foste orientati verso un fantasioso crogiolo di razze da canile, avete considerato di adottare un… “nonno”? Indubbiamente questa è una scelta affettivamente impegnativa, di grande coraggio. Il nonno non ha davanti a sé molti anni da vivere. Lo si porta a casa, ci si affeziona, si impara a conoscerlo e ad amarlo e sul più bello lui cosa ti combina? Chiude gli occhi e se ne va per sempre. Ingrato. No, no, un rischio emotivo troppo grande, meglio il cucciolo, per garantirsi un certo numero di anni di allegria prima di dover affrontare “quel” momento!  È assolutamente comprensibile, umano, una forma di auto-tutela per nulla criticabile, niente da eccepire. Dedicando però parte del mio tempo ai cani abbandonati, mi sento di raccontarvi cosa vedo settimanalmente dall’altra parte della barricata, cioè in canile.
     Vedo occhi languidi, apparentemente rassegnati, che di colpo tornano a sorridere quando arriviamo per offrire loro una corsetta liberi e la ciotola di cibo. Vedo occhi che quando ce ne andiamo si intristiscono un po’, sapendo che per dieci o dodici ore nessuno darà più loro una carezza, né farà loro un sorriso. In alcuni casi, sono paia di occhi che vedono il mondo attraverso le grate di un box da sette, otto, anche dieci anni. Vogliamo che quegli occhi si chiudano per sempre con fissato nella retina lo stesso invariato e ristretto orizzonte di tutta una vita? NO. È la risposta che mi sono data quando ho deciso di portare a casa Zio Sam, nove anni d’età di cui sette in canile. Non so per quanti anni divideremo il cammino insieme, ma la luce di serenità e gratitudine che dallo scorso novembre si è accesa nei suoi occhi mi è sufficiente per non temere l’enorme dolore che proverò. Da otto mesi a questa parte lui è felice ed ha avuto il riscatto che si meritava.
     C’è poi chi, dopo la perdita del primo cane, o gatto, teme di mettersi nuovamente in gioco affettivamente, figuriamoci poi con un anziano… La frase che sento dire spesso è: “ho sofferto tanto quando è mancato il mio cane da non avere più il coraggio di rischiare un dolore simile”. Anche questo è vero, anzi,

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