quest’ultimo, avvertito dai suoi consiglieri della partecipazione di Garibaldi all’insurrezione di Genova, lo respinse. Un po’ deluso dall’accoglienza ricevuta, partecipò comunque alla guerra come volontario, andando a Roma per combattere contro le truppe francesi e napoletane che difendevano gli interessi del Papa Pio IX. Roma cadde sotto l’assedio nemico e  Garibaldi cercò di raggiungere Venezia dove la Repubblica di San Marco ancora resisteva Inseguito dalle truppe nemiche perse la moglie Anita che, malata, morì per mancanza di cure nelle paludi della Valle di Comacchio. Riuscì nuovamente a sfuggire alla cattura e fuggì in Liguria dove fu imbarcato per la Tunisia. Qui si fermò un paio di mesi e poi riprese il suo viaggio, questa volta verso New York (1850) dove lavorò nella fabbrica di candele di Antonio Meucci (sì, avete letto bene, proprio l’inventore del telefono!). Dopodichè, instancabile viaggiatore, si imbarcò per il Perù per cercare un ingaggio come capitano di mare.
     La nostalgia per il paese natio era però tanta e fece ritorno in Italia ancora nel 1854, acquistando metà dell’Isola di Caprera, dove finalmente stazionò per fare il contadino. “Anima indomita non si smentisce mai” e cinque anni dopo partecipò alla Seconda Guerra di Indipendenza guidando, in una brillante spedizione militare, i “Cacciatori delle Alpi”, il suo corpo di combattenti, contro gli Austriaci che occupavano la Lombardia settentrionale. Si spostò in Romagna, per guidare una spedizione necessaria all’unione delle Marche e dell’ Umbria alla Lega dell’Italia Centrale, ma l’iniziativa fallì mancando il consenso di Napoleone III.
     Nel 1860 guidò quella che è stata la sua spedizione più famosa, la “Spedizione dei Mille”, alla conquista del Regno delle Due Sicilie: raccolse un gruppo di uomini, mille per la precisione, fra di essi molti bergamaschi appunto, e raggiunse la Sicilia sbarcando trionfante nel porto di Marsala, proclamandosi “Dittatore della Sicilia in nome del Re Vittorio Emanuele II, Re d’Italia”. Lanciato alla conquista di Palermo, aprì le carceri e liberò i detenuti, tenuti imprigionati dai Borboni che dominavano l’intera Sicilia. Conquistò Milazzo, Palermo, Reggio Calabria, finché il 7 settembre entrò trionfatore a Napoli e il 7 novembre 1860 incontrò il Re nei pressi di Teano dove gli consegnò la sovranità sul Regno delle Due Sicilie. Infine, soddisfatto della brillante vittoria ottenuta, si ritirò di nuovo a Caprera.
     Per tutta la durata della sua vita, Garibaldi cercò in ogni modo di liberare Roma, suo antico amore dai tempi dei libri di storia, dal potere temporale del Papa in quanto nutriva verso quest’ultimo un autentico odio anticlericale.

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Biografia, Giuseppe, Garibaldi, Isola di Caprera, Cacciatori delle Alpi, Antonio, Meucci, Ana Maria de Jesus Ribeiro, Anita, Matrimonio