BIOGRAFIA: Carlo Alberto Dalla Chiesa
                                 di Cristina Mascheroni
- Seconda parte                                                 ( Parte )
     Dalla Chiesa, ovvero “Dallas”come fu affettuosamente soprannominato dai suoi più stretti collaboratori, venne presto coinvolto nella lotta al terrorismo. Siamo nel 1973, anno in cui assunse il comando della Brigata di Torino, fino al 1977. In questo periodo, fu affidato a Dalla Chiesa anche l’incarico di coordinare e di riorganizzare tutto il servizio di sicurezza delle carceri italiane, un compito delicato che eseguì in maniera impeccabile, tanto che riuscì a restituire la fiducia agli italiani nel sistema carcerario nazionale. Prima del ’77, le evasioni spettacolari dalle carceri, anche quelle considerate “le più sicure”, avevano insinuato nel popolo il dubbio che “nel carcere si può fare di tutto, anche evadere facilmente”. Dopo l’intervento di riorganizzazione del generale, furono creati i cosiddetti “supercarceri”, luoghi dai quali è praticamente quasi impossibile fuggire: si trattò di un duro colpo alla criminalità organizzata, come ben sa Totò Riina, finito proprio in una di queste prigioni di massima sicurezza.
     Nel settembre del 1978, Dallas assunse la responsabilità di organizzare e coordinare le forze dell’ordine nella lotta contro il terrorismo. Siamo negli anni di piombo, quelli delle BR (Brigate Rosse), per intenderci. Dopo aver selezionato dieci ufficiali dell’arma creò una struttura antiterrorismo estremamente efficace che gli consentì di catturare persone come Renato Curcio e Alberto Franceschini, personaggi di spicco delle BR. Questo reparto speciale operava alle dirette dipendenze del ministro dell’interno, Virginio Rognoni, ed era stato creato sia per contrastare gli agguati delle BR quanto per ricercare esplicitamente gli assassini di Aldo Moro. Per fare ciò, Dalla Chiesa si avvalse di ogni mezzo a sua disposizione, anche ottenendo dal governo la formalizzazione di “un rapporto privilegiato di collaborazione interna”: nacque così la figura del pentito, figura giuridica già largamente utilizzata in Italia ma mai ufficializzata. Tramite queste collaborazioni e sfruttando tecniche di infiltrazione degne delle migliori equipe di “intelligence”, egli scoprì molti particolari sulle organizzazioni terroristiche, riuscendo così a fermare il dilagare della violenza. Riuscì ad individuare e conseguentemente ad arrestare gli esecutori materiali dell’omicidio Moro e della sua scorta, nonché spedì nelle patrie galere decine di estimatori della Lotta Violenta.
     Il “caso Moro” fece parecchio discutere l’Italia e Dalla Chiesa ne venne coinvolto direttamente. Erano passati pochi mesi dalla morte dello statista e il
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Dalla Chiesa, Aldo Moro, Totò Riina, Greco di Ciaculli, Corleonesi, Totò Greco, Andreotti, Borsellino, Falcone, Emanuela Setti Carraro, Dora Fabbro, Virginio Rognoni