cura ed assistenza al paziente ustionato, per la quale ci avvaliamo di collaborazioni con l’esterno. È l’ospedale più grande di Bergamo e provincia ed anche uno dei più grossi in Lombardia e nel nord d’Italia.” Il vecchio parametro su cui si misurava la grandezza degli ospedali era il numero di posti letto, 1000-1050 nel nostro caso, ma oggi non è più adeguato: “È più corretto parlare in termini di volume delle attività, ovvero quanti ricoveri in un anno, quanti interventi chirurgici e di che tipo. Il nostro ospedale ha circa 26-27 sale operatorie attive tutti i giorni, esegue 24000 interventi in un anno

ed effettua 38-40000 ricoveri in un anno; qui lavorano 3600 dipendenti. Già da queste cifre si può intuire l’organizzazione che c’è dietro.”
     Gli ospedali non si stanno svecchiando solo nei parametri di valutazione, ma anche nella terminologia. “Reparti” e “divisioni” sono parole che non si usano più, sostituite da “strutture complesse” o “semplici”, secondo la dimensione della struttura stessa. “Abbiamo circa 50 strutture del primo tipo ed una ventina di strutture semplici. Tutte le 70 strutture sono raggruppate in una dozzina di dipartimenti.” Dietro questi grandi numeri e mutamenti di termini c’è un cambiamento generale del modo di pensare l’ospedale e l’evoluzione della medicina negli anni. Il dott. Salmoiraghi ci aiuta a fare chiarezza, spiegandoci cosa è accaduto e cosa sta succedendo. “Quando quest’ospedale è nato aveva 5-6 reparti, in quanto un insieme comprendeva quelle specialità che nel corso degli anni si sono separate. La medicina si è specializzata: ormai il medico si occupa di un settore sempre più ristretto di conoscenza. Si parla non più di specializzazione, ma di super specializzazione. Aumentano gli ambiti di competenza e le professioni coinvolte, per ciò la necessità primaria, che in passato non si avvertiva così forte, diventa quella di coordinare le diverse

versione stampabile