fornita biblioteca di testi ermetici del vescovo Bernardo De' Rossi. Inoltre, egli aveva anche avuto modo di sperimentare da sé alcune pratiche alchemiche, preparandosi vernici e colori che utilizzava per le sue opere d'arte. L'anima di alchemico che si stava formando in lui trovò terreno fertile in quella epoca: molte delle famiglie bergamasche più in vista gli commissionavano parecchi lavori, dai quali emerge la profonda spiritualità dell'autore unita ad un sempre maggior perfezionamento interiore.
     Torniamo ad esaminare da vicino il Coro. Esso è diviso in due semicerchi, il primo riservato ai religiosi, al maestro di cappella, il sagrestano ecc, e il secondo riservato ai laici. È posto davanti all'altare, particolare abbastanza insolito in quanto il coro di solito è posizionato dietro ed è decorato da splendide tarsie. Le tarsie vennero preparate da Lotto secondo un biblico filo logico conduttore, che partiva dalla Creazione per proseguire cronologicamente in base ai Testi Vetero-testamentari e Neo-testamentari. Queste quattro tarsie separano l'aula basilicale da quella sacra, una sorta di limite fisico fra il sacro e il profano, e proprio qui troviamo rappresentate le gesta di quattro grandi liberatori della storia biblica: Mosè, Noè, Giuditta e Davide. ma da qui in poi i curiosi non sono ammessi. Nel disegno originale dell'artista, ogni tarsia doveva essere sormontata da un cappello, un coperto che la commentava messo lì a proteggere le sue rappresentazioni, ma i successori di Lotto decisero di utilizzarli diversamente, impiegandoli nell'abbellimento del Coro dei Laici.
     Spostandoci sull'ala destra, nel piedistallo dell'apertura centrale del Coro, ammiriamo una tarsia magnifica, con un forte significato cristiano, la trasformazione interiore dell'uomo fino alla sua spiritualizzazione più estrema, l'ambizione dell'uomo ad avere connotazione divina per essere sempre più simile a Dio. Essa fu ultimata da Lotto nel 1524 ed è chiamata " Amor Sapientiae - Amore sulla Bilancia". Al suo interno, Lotto scolpì il motto " Nosce Te Ipsum - conosci te stesso", una frase da lui utilizzata anche in altre due sue opere, "Nozze Mistiche di Santa Caterina" dipinto per la famiglia Cassotti di Bergamo e "Ritratto di un trentasettenne" per la famiglia Doria di Roma. Su questa tarsia è scolpito Amore in equilibrio perfetto su di una bilancia, con le ali aperte a simboleggiare una sua ascesa verso l'alto. Lampante il riferimento a Platone secondo il quale l'anima è rappresentata con ali che le consentono di sollevarsi verso il cielo, a prendere parte della vita divina. Amore reca sul capo tre fiamme, simbolo del fuoco sacro della purificazione interiore. La scritta "Nosce Te Ipsum" significa che soltanto conoscendo a fondo sé stessi si può rinunciare

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