ABUSIR: ALL'APICE DEL MISTERO
     Con questo mese cari lettori concludiamo il nostro viaggio in questa terra di misteri seppelliti nelle sabbie del tempo e lo facciamo con un articolo che rappresenta principalmente una riflessione, con la quale vi voglio lasciare e in merito alla quale magari qualcuno di voi avrà voglia di approfondire. Il sito archeologico del quale abbiamo finora parlato è quello di Giza, con le sue piramidi e la sua Sfinge , ma c'è un luogo, un importante sito archeologico situato a pochi chilometri da Saqqara, 30 km a sud della moderna città del Cairo che prende il nome di Abusir e che ospita le piramidi realizzate dai faraoni della V dinastia, che a rigor di logica dovrebbero essere più avanzate rispetto a quelle del sito di Giza, perché appartenenti ad un periodo successivo. ma non è così. È come se di colpo gli egizi si siano dimenticati della tecnologia che ha portato alla realizzazione delle piramidi di Giza. A questo punto ci chiediamo se è possibile ipotizzare una simile amnesia e chi ha costruito davvero il complesso di Giza.
     Possiamo rivolgere un primo pensiero all'ipotesi che in Egitto si siano sviluppate due civiltà contemporanee; a questo proposito è importante sottolineare come solo una minima percentuale di questo territorio sia stata archeologicamente esplorata e questo ci porta a pensare che, soprattutto in merito al periodo dell'Antico Regno, compreso tra il 2700 e il 2200 a .C., ci siano ancora molte prove e tracce nascoste sotto la sabbia. Leggendo gli articoli dei mesi precedenti, vi siete potuti rendere conto del grado di preparazione tecnica che gli operai e quelli che potremmo tranquillamente definire ingegneri dovevano avere per poter realizzare opere come quelle del complesso di Giza, in tutta la loro perfezione; sulla base di questi dati di fatto sembra quanto meno strano che le piramidi della V dinastia siano quelle ad aver resistito meno all'usura del tempo.
     Tra i faraoni che dominarono quel periodo, colui sul quale puntiamo l'attenzione è Sahure. Dell'enorme complesso che prende lo stesso nome del suo faraone, una volta formato da opere per un totale di 10.000 metri quadrati , ne rimane oggi un misero 2%, a dimostrazione di quanto impietosi siano stati gli effetti del tempo sulle vestigia di questa dinastia. Studiando i resti del complesso è possibile notare come la tecnica impiegata per la sua realizzazione sia davvero pessima e presenti grossolani errori di misurazione, cosa assolutamente assente nelle "sorelle" del periodo precedente. Osservando meglio i blocchi che compongono il tempio di Sahure, possiamo notare che si tratta di pietre differenti: basalto, granito, arenaria e calcare. La loro caratteristica comune è
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