moderne che esaltano l'eroismo umano".
     Verso la fine del 1957 vennero organizzate delle assemblee zonali dal Consiglio della Sezione Alpini di Bergamo, con lo scopo di trattare i problemi organizzativi e finanziari inerenti il monumento, per cui era già stata stabilita l'inaugurazione in occasione dell' Adunanza Nazionale in programma a Bergamo nella primavera del 1960. Riguardo la posizione, si pensava al piazzale della stazione ferroviaria, non appena si fossero completati i lavori di sistemazione.
     Finalmente nel giugno dell'anno successivo, vennero risolti i non pochi problemi tecnico-artistici, economici e della scelta del luogo. Riguardo quest'ultimo il comune di Bergamo scelse il posto migliore, per il quale trovò i

soci della sezione concordi: l'ampio giardino all'inizio ed a lato del Viale Roma. Sul costo dell'opera, non indifferente purtroppo, oltre al contributo di tutti gli alpini bergamaschi intervenne il comune della città con un sostanzioso finanziamento. Restava il problema della scelta tecnico-artistica, per il quale venne istituito un bando di concorso aperto a tutti gli architetti, scultori ed ingegneri di tutta Italia. Infatti la scelta doveva vedere tutti concordi, dagli alpini alle famiglie che hanno perso i loro figli in battaglia, dai cittadini indifferenti ai giovani ancora inconsapevoli. Una speciale Commissione, costituta

da professionisti ed artisti di chiara fama, avrebbe analizzato i progetti inviati scegliendo quello che avesse contenuto elementi simbolici tali da suscitare, nel pubblico, un senso di rispetto e di ammirazione per il largo contributo che le genti bergamasche hanno dato, in pace ed in guerra, alla formazione dei reparti alpini.
     Ci vollero ben quindici mesi per portare a termine la difficile decisione. Si dovette organizzare il bando di concorso, eleggere la Commissione Speciale , analizzare gli oltre quaranta bozzetti inviati tra cui però non si trovò quello più rappresentativo. Dunque si approntò un concorso di secondo grado per porre delle modifiche, suggerite dalla Commissione stessa, alle sette opere risultate migliori, trovando finalmente quella giusta. Venne premiato il lavoro dello scultore bolognese Peppino Marzot, associato all'architetto bergamasco Giuseppe
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