diminuendo la sensazione di fame e di sonno e, allo stesso tempo, causando una certa euforia. Nate in un laboratorio tedesco alla fine degli anni quaranta, furono poi impiegate anche dai soldati USA al fronte, per poter marciare a lungo senza sentire la fatica e il dolore, affrontando le battaglie con energia e sicurezza. Diventarono poi di uso comune nei campus, fra gli studenti, che potevano così affrontare intere sessioni di esami senza fatica, e fra gli sportivi, per ottimizzare le prestazioni agonistiche. Di persona in persona, approdarono durante gli anni ottanta negli studi medici per agevolare le diete di persone affette da obesità e refrattarie ai trattamenti dietologici ordinari.
     Tutto bene sembrerebbe, allora anfetamine fa rima con vitamine? Macchè. Esse aiutano certamente le persone realmente obese (nel corpo, non nel cervello!) a dimagrire, ma vanno assunte sotto strettissimo controllo medico in quanto danno assuefazione e provocano dipendenza. Oltre a ciò, a lungo termine causano il logoramento di un organo di vitale importanza come il cuore, che è sottoposto ad una continua sollecitazione: spostando la soglia della fatica, ovvero il segnale che il nostro corpo ci invia per avvisarci che c'è necessità di riposo per recuperare le energie. Se esso viene sottoposto ad un intenso lavoro oltrepassando il limite, a lungo andare subentrano danni irreversibili che possono portare addirittura alla morte.
     In Italia uno dei farmaci più prescritti è la fendimetrazina, in associazione con il clorazepato di potassio. Il bitartrato di fendimetrazina è un farmaco anoressizante che viene utilizzato perlopiù nel trattamento farmacologico dell'obesità, prescritto come aiuto per il paziente obeso che deve seguire un regime di alimentazione dietetico a basso contenuto calorico. È una anfetamina, quindi, se assunto per lungo periodo, causa una dipendenza al pari dell'eroina ed è particolarmente pericoloso per il cuore, in quanto può causare un aumento della pressione arteriosa, aritmie e gravi scompensi cardiaci in soggetti predisposti. La fendimetrazina è stata approvata dalla Fda (Food and Drugs Administration, la massima autorità statunitense dedita al controllo di ogni farmaco o similare immesso sul mercato americano) nel 1961, ma in Italia è stato vietato il suo utilizzo proprio nell'ultimo anno, a causa dell'uso smodato che se ne faceva anche in pazienti non idonei a causa della facilità di prescrizione di taluni medici. Veniva prescritto alle modelle per rimanere sempre perfette, agli studenti per essere sempre attivi durante gli esami, veniva addirittura venduto sottobanco nelle discoteche come eccitante. Oggi può essere reperito in farmacia solo dietro ricetta medica siglata da un dietologo e solo per brevissimi cicli di trattamento o almeno così dovrebbe essere. La perdita di peso con la fendimetrazina è immediata, avviene nei primi sei mesi di trattamento, in seguito l'organismo si stabilizza sul peso raggiunto. Vista la sua pericolosità alla dipendenza, dopo il periodo di assunzione del farmaco la paziente deve "disintossicarsi" prendendo sempre le pastiglie ma ad un dosaggio di principio

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