ORANGO DA POSTRIBOLO
                                 di Silvia Luzzini
     Sono una persona per nascita profondamente innamorata del mondo animale, non per scelta, ma per condanna, avendo un DNA evidentemente predisposto in tal senso. La mia prima fuga (ovviamente mi è stata raccontata perché di tale fatto non ho alcuna memoria) avvenne intorno ai miei quattordici mesi, quando ancora un po' traballante sulle gambette riuscii ad eludere la sorveglianza degli adulti ed a sgattaiolare via, per rintanarmi tranquilla e beata tra le zampe del cane dei vicini, un animale di grossa taglia, nero corvino e con occhi color ambra, ancor oggi descritto da mia madre come una specie di Caron Demonio dagli occhi di bragia in carne ed ossa, che tutti temevano. Sempre a quanto mi si dice, quel cane, normalmente piuttosto guardingo e diffidente, mi accolse tra le zampe, facendomi poi scudo con il suo corpo, come se per lui fosse l'atto più normale di questo mondo. Indubbiamente mi è andata bene, dato che sono qui a raccontarlo, e di certo non invito nessuno a lasciare i bambini piccoli incustoditi insieme ai cani, soprattutto se di grossa taglia. Però di un fatto sono pressoché certa, data l'esperienza ormai maturata da adulta. Quel cane non reagì nei miei confronti perché sicuramente percepì da parte mia non solo amore, ma anche un profondo rispetto, tale da non vivermi come un essere fastidioso da cui doversi difendere.
     Rispetto. Un vocabolo tanto usato quanto disatteso, per lo meno stando a ciò che quotidianamente si trova nelle cronache di giornali e telegiornali. Abusi su minori, tratta di giovani donne per il mercato della prostituzione, truffe e scippi agli anziani, per non entrare nell'ambito di fenomeni ben più drammatici e devastanti, quali attentati e guerre.
     Rispetto. Un piccolo vocabolo dai grandi contenuti. Un vocabolo che andrebbe sempre scritto e pronunciato con la R, la I, la S e tutte le altre lettere maiuscole. A prescindere dal destinatario di tale atto. Perché il rispetto nato per le piccole cose, senz'altro verrà applicato anche ai grandi temi della vita. Perché non esistono categorie per le quali si debba chiudere un occhio. Chi getta la carta del chewing gum a terra è sì distratto, però non sporca la "sua" strada, bensì la strada di tutti; chi al volante non dà il passo ai pedoni sulle strisce, non rispetta chi in quel momento è più debole; chi apostrofa malamente un anziano alla cassa di un supermercato perché lento e goffo nell'impacchettare la spesa, oltre a dimostrarsi maleducato, dimentica che la gioventù è un male del tutto necessario quanto passeggero e che un bel giorno toccherà a lui litigare con la bottiglia del latte che non entra nel sacchetto. A quel punto, gli piacerà ricevere alle sue spalle rimbrotti e sbuffi, anziché aiuto?
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