contrappasso, dovrebbe rassegnarsi a convivere con il baccano notturno, con moto e auto che transitano a ciclo quasi continuo, con gente che improvvisa cabarettistiche serenate serali di pessimo livello e con urla che lacerano l'aria e fanno sobbalzare dormienti, bambini e badanti.
     Purtroppo, spiace dirlo, questa degenerazione serale è figlia di una dichiarata inciviltà che si plasma, fin dall'origine, all'interno dei nuclei familiari ove l'educazione ed il rispetto sembrano essere diventati accessori invece che dogmi. Non si spiegherebbe, altrimenti, questa tendenza alla mancanza di attenzione verso le altrui esigenze, diventata consuetudine generalizzata, che si coniuga con una decadenza sociale e morale preoccupante. A Palazzo Frizzoni qualcuno è stato sfiorato dal problema se non altro perché di fronte ad una massiccia e costante protesta, sorretta a suon di formali petizioni, non si poteva far finta di nulla o ritenere che le anomalie di Bergamo fossero riconducibili esclusivamente alle arcinote vie popolate da extracomunitari, alle prese con questioni di altra natura.
     Si è, quindi, ventilata l'ipotesi di una limitazione dell'orario di apertura dei locali, almeno quelli che condividono gli spazi con le numerose abitazioni private limitrofe, e di una estensione di responsabilità al gestore del locale che risponderebbe per tutto quanto accade in prossimità del luogo pubblico. Ricercare, nella circostanza, il giusto compromesso è cosa ardua difettando i presupposti per farlo; tuttavia bisognerebbe prendere coscienza del problema e pensare che la città appartiene a tutti e non solo a chi rivendica il predominio del diritto al divertimento rispetto a quello, altrettanto prioritario, alla quiete. Finché non si sdoganerà questa mentalità terzomondista e approssimativa del divertimento concepito come baraonda totale e collettiva e finché non si responsabilizzeranno i gestori dei locali, fino ad oggi sollevati da fastidiosi oneri di vigilanza da amministratori troppo permissivi, la situazione sarà destinata ad incancrenirsi. La latitanza, poi, delle forze dell'ordine, che si materializzano esclusivamente quando ne è richiesto l'intervento, rafforza questo timore.
     Non si vuole invocare nessun rimedio draconiano, sia chiaro, ma un'attenzione maggiore rivolta alla tutela della collettività e che tenga conto delle indiscutibili necessità all'evasione quantomeno dei più giovani è la sintesi corretta per evitare continui appelli ed interrogazioni nel parlamentino comunale. Quando e se l'Amministrazione comprenderà che la città non vive solo di traffico a targhe alterne, di smog, di viabilità e di zone pedonali ma necessita di una riqualificazione su ampia scala che rivolga attenzione alla qualità della vita, forse Bergamo si riapproprierà del ruolo di fascinosa, educata ed ordinata città di provincia.

 
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