Il romanzo è costruito come un racconto a due voci, non potendo la storia di Violeta essere distinta quella di Josefa. Parte dal presunto suicidio della protagonista per ricostruirne le motivazioni attraverso il racconto della loro esistenza, ma a ritroso nel tempo, rivivendo e rileggendo le pagine del suo diario e spiando fra i ricordi di Josefa. Il presunto suicidio di Violeta, perno del romanzo, non è altro che l'apoteosi del momento tanto atteso dalla stessa, la liberazione dal dominio di un uomo egocentrico e la sua rinascita come donna. Alla ricerca delle sue motivazioni, anche Josefa capisce il senso della vita e soprattutto comprende che per ritrovare la vera felicità deve ricominciare da se stessa. Tuttavia una domanda è lecito porsi: è vero che l'amicizia vera non si perde nel tempo e che un legame forte non si spezza mai? "Antigua Vita mia" è la sintesi di questa tesi. Violeta e Josefa si ritroveranno ad Antigua, dopo mille peripezie e mille vicissitudini, legate ancora dall'affetto fortissimo che le accomuna fin dalla più tenera età.
     L'autrice Marcela Serrano è nata a Santiago del Cile nel 1951, si è diplomata in incisione ed ha lavorato in diversi settori di arti visive a Roma e nel suo Paese. In Italia ha pubblicato "Noi che ci vogliamo così bene" (1996) che ha vinto in Francia il premio della Casa Editrice Côté des Femmes come miglior romanzo ispano-americano scritto da una donna, "Il tempo di Blanca" (1998) e "L'Albergo delle Donne Tristi" (1999). Attualmente dirige l'Instituto Profesional de Arte "Vince Pérez Rosales" dell'Università di Santiago. È molto amata dal pubblico europeo e come stile narrativo è stata più volte rapportata a Gabriel Garcia Marquez e Isabel Allende.
     I suoi romanzi hanno come protagoniste donne dal temperamento dominante e in tutte le storie ritroviamo racconti dettagliati e analisi di atteggiamenti e stati d'animo tipicamente femminili, ammesso che ne possano esistere (chi la detto che qualità, quali dolcezza, amore, comprensione, voglia di riscatto e attaccamento ai figli siano prerogativa delle donne?). È a questa sua particolare caratteristica narrativa così femminista che si deve presumibilmente il suo successo; il romanzo in questione non è da meno, anche se "Antigua Vita Mia", in alcuni tratti, perde di slancio, rallenta, sembra trasmettere la noia e la malinconia propria dei protagonisti. Mescolando ricordi, racconti ed aneddoti non si capisce più a quale punto della storia si è giunti, ci si perde fra uomini che vanno e vengono dalle pagine del libro, tra figli che si mescolano fra le due madri (in alcuni momenti non si capisce neanche da dove sono saltati fuori) e soprattutto, la grande protagonista del romanzo, la malinconia, diventa così presente tanto che semplicemente voltare pagina diventa pesante. Bello però lo sfondo della vicenda, il Cile, con tutte le sue tradizioni e la luminosa città caraibica di Antigua, che in queste giornate così uggiose ci fa evadere con la fantasia dal grigiore del cielo sopra di noi.
     Alle appassionate di Liala & Co., il libro piacerà sicuramente, mentre ci sono ottime possibilità che possa un pochino annoiare tutti gli altri.
                                                                               Cristina Mascheroni

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