La recente storia nazionale, quella del Belpaese diventato, da qualche lustro, il ridente giardino d'Europa vulnerabile sulle coste e sorvegliato da pessimi custodi, deve far oggi i conti con i problemi legati principalmente al fenomeno dell'immigrazione e al crescente aumento della popolazione extracomunitaria che, soprattutto nella fertile ed opulenta Lombardia, costringe istituzioni e comunità locali a prendere atto di un'illegalità sempre più dilagante e preoccupante. Credo che l'opinione pubblica, allorché un ministro della Repubblica lancia allarmanti messaggi pubblici circa l'impennata della criminalità e la conseguente congestione delle carceri italiane, abbia il dovere di sostenere e di promuovere, con i mezzi che le appartengono, le iniziative di governo che consentano di contrastare efficacemente tale fenomeno.
La città di Bergamo si pone, senza dubbio, al centro di questa realtà oggi ineludibile e la sua tradizionale vocazione industriale e produttiva richiama inevitabilmente masse sempre più numerose di stranieri, la cui presenza, per vari motivi, assume un'incidenza sempre più significativa nel tessuto urbano e provinciale. Dati alla mano, l'intero territorio di Bergamo e provincia ha subìto un incremento esponenziale in linea con il numero degli ingressi di stranieri e non può sfuggire all'attenzione del singolo questa eterogenea presenza di cittadini extracomunitari, che non sempre ispira sensazioni di goliardia multietnica. Se, infatti, l'occhio del turista, offuscato dall'allegria vacanziera e disincantata vissuta con ciabatte infradito, pinocchietti colorati e macchina fotografica digitale, guarda con divertimento e curiosità alla multietnicità come se fosse l'esaltazione di una società quasi perfetta, l'occhio del cittadino autoctono è, invece, meno incline ad assumere pari capacità analitica soprattutto quando rivolge lo sguardo in casa propria.
Bergamo, purtroppo o meno male, non è una piccola Amsterdam né una piccola Parigi e, quindi, l'invasione di comunità straniere è stata assorbita, analogamente ad altre realtà nazionali, in modo scomposto e disordinato. Gli stranieri sono stati relegati o probabilmente si sono autorelegati in propri microcosmi di quartiere dove cercano faticosamente di convivere realtà antitetiche per cultura, estrazione sociale ed abitudini. Se da una parte sono, comunque, fiorite nei borghi cittadini attività commerciali gestite da extracomunitari, per lo più concentrate in aree ove da tempo si sono collocate le diverse comunità straniere, dall'altra non si può non evidenziare come la crescita della piccola criminalità, inevitabilmente legata ai flussi incontrollati dell'immigrazione clandestina e, in ogni caso, alla propensione a delinquere di soggetti in regola con il permesso di soggiorno, abbia turbato la serenità di una città tradizionalmente lontana dagli echi delle più turbolente e problematiche aree metropolitane. L'amministrazione comunale sembra rivolgere, almeno apparentemente, l'attenzione ad un problema che ha lacerato la tranquillità di alcune zone cittadine, attivando presidi e promuovendo, di concerto con le forze |