Durante la nostra visita ai locali del centro siamo stati incuriositi dall'aula dedicata al progetto "Sinfonia", realizzato in collaborazione con la GAMeC: chiediamo alla direttrice di illustrarci anche questa iniziativa, un altro dei piani su cui Spazio Autismo sta lavorando. Felice della nostra richiesta, la soddisfa prontamente: "Al problema dello spazio, che ho citato prima, si lega quella della rappresentazione grafico-pittorica, la quale si scontra con la passione che i ragazzi hanno per il colore. Così, con la GAMeC, abbiamo individuato, per ora, due modalità che permettono loro di disegnare: la prima è quella di delimitare i

confini del foglio che, non avendo spessore, non viene riconosciuto neanche se fosse rosso appoggiato su un piano bianco. Lo spazio su cui si disegna deve essere delimitato da una cornice di legno, in questo modo può essere percepito. La seconda modalità concerne la rappresentazione vera e propria, attraverso l'uso degli stencil. In questo caso l'attività grafica viene utilizzata per raccontare un vissuto, scegliendo le mascherine che rappresentano un'esperienza, ad esempio una

vacanza al mare, e riconoscendo poi ciò che si è disegnato."
     In che modo il disegno può aiutare i ragazzi autistici ad esprimere le loro emozioni? "L'espressione delle emozioni per chi è affetto da autismo è difficile, anche solo con le parole. Abbiamo tentato un percorso che vede la presenza di due situazioni: la prima positiva, di piacere, che può essere il gioco o mangiare il piatto preferito, l'altra negativa. In entrambi i casi chiediamo ai ragazzi di esprimere con il colore le loro sensazioni: spesso sono strisce o macchie di colore, a volte vengono abbozzate delle forme e noi le commentiamo insieme. Il nostro scopo è che loro arrivino a spiegare al nostro posto, dicendo 'Questo è rosso perché sono felice', anche se è molto difficile."
     Per raggiungere obiettivi così alti, o anche solo per dar vita a progetti così impegnativi, serve del personale adeguato e preparato, che sappia capire i ragazzi, che sappia comportarsi nel modo giusto con loro, che sia in grado di ascoltarli e di relazionarsi con una sindrome difficile e poco studiata. Siamo incuriositi dal sapere come lavora questa "squadra di angeli". La direttrice conferma con un sorriso le difficoltà del lavoro ed afferma che è importante che ci sia almeno un operatore per ragazzo, meglio se due, non solo per continuità,
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