IL MONDO NUOVO "brave new world"
                                 di Aldous Huxley
     Aldous Huxley nasce nel 1894 a Godalming, nel Surrey. La sua origine è illustre, poiché il padre era un noto giornalista ed il nonno un biologo affermato. Potremmo definire questo autore come la sintesi massima di scienza e letteratura. Dopo di lui, queste discipline vedranno la loro strada definitivamente divisa per lasciare spazio ad un nuovo immaginario medico scientifico. La sua vita è stata segnata dalla perdita della vista all’età di vent’anni, poco dopo aver iniziato il college, che lo ha costretto ad abbandonare gli studi in medicina per dedicarsi, inconsapevolmente, alla creazione dei generi letterari più avveneristici di quell’epoca. Potremmo definirlo un “futurologo”, un profeta o semplicemente uno scrittore dalla cecità altalenante, ma capace di immaginare con freddezza e perfezione molti caratteri del futuro a lui prossimo. Solo una intuizione stranamente manca: la televisione, ma del resto nel 1932 era ancora un privilegio possedere una radio e la tv giaceva ancora nei laboratori di sperimentazione Tedesca.
   Londra, in un anno come un altro dell’era Fordista, ogni cosa e persona risponde a criteri di produzione e diffusione globale al punto che le stesse persone vengono create in laboratorio ed affidate a bambinaie, le quali le tramuteranno in abitanti modello per la loro società di classe.
Le classi sociali sono cinque in tutto ed ognuna , dalla alfa alla ipsilon, viene destinata a mansioni consone alla propria intelligenza. Tutto questo per incrementare l’efficienza della produzione ed il benessere diffuso. Huxley immagina una società priva di padri e figli, ma di soli produttori e consumatori, indifferenti alla morte perché anche il loro corpo, alla stessa stregua di un prodotto, era considerato come merce da produrre e consumare per servire la legge del “prodotto e del consumo”. Risulta strano il termine coniato dall’autore di “predestinatori sociali” per indicare le persone addette al laboratorio delle provette dove i bambini venivano fabbricati e modificati per resistere alle malattie e soprattutto per adempiere ad una missione produttiva in base alla casta di appartenenza, che sarebbe stata determinata dal “predestinatore”. Ancor più strana la capacità ed il vanto della propaganda di saper ricavare da una cellula uovo fino a novantasei gemelli.
   La differenza sociale era però non sentita dal singolo soggetto ed ognuno era “utile agli altri”, sia per il sostentamento che per gli sfoghi sessuali, i quali non prevedevano la procreazione perché le donne non erano più vivipare e corsi di addestramento anticoncezionale ne garantivano l’impossibilità riproduttiva. La natura era stata sottomessa alle necessità industriali ed ogni tipo di tradizione spazzata via per lasciar posto alle propagande governative.

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