IL PALAZZO DELLA PROVINCIA
                                 di Graziano Paolo Vavassori
     Ci sono voluti quasi sette anni e 620.153 lire e 51 centesimi per realizzare il Palazzo della Provincia, uno degli esempi più monumentali dell'architettura ottocentesca, completato nel 1870 dal costruttore Antonio Citella. Questo storico immobile di 2450 metri quadrati è costituito da un corpo centrale con due protuberanze laterali di lunghezza ridotta e ad angolo retto, convergenti verso il centro del quadrilatero. Quest'ultima, per altro, è la più decorata e rifinita, in quanto doveva essere anche l'unica con ornamenti di sorta secondo il progetto iniziale. A proposito di progetto, c'è molto da raccontare in proposito, dato che è stata la parte più sofferta dell'intera opera. A quel tempo, Bergamo non era una provincia ricca, anzi, le risorse economiche erano scarse, complice le varie situazioni politiche, da Napoleone all'Imperatore, che hanno diviso la Lombardia in dieci dipartimenti. Con il ritorno degli Austriaci Bergamo viene confermata capoluogo della Circoscrizione provinciale e si riappropria di quel territorio meritatosi nei secoli, come Treviglio, Clusone e la Valle Camonica. Con l'unificazione dell'Italia, tuttavia, quest'ultima diviene territorio bresciano e i compartimenti di Crema e Lecco non vengono annessi alla nostra provincia com'era stato promesso, gettando i 306 comuni e i rispettivi 347.235 abitanti, secondo il censimento del 1861, in uno sconforto preoccupante.

     L'unificazione nazionale, però, ha generato in quegl'anni anche grandi entusiasmi, che i bergamaschi hanno saputo sfruttare per migliorare la situazione economica. Dal 1862 infatti, sono iniziati i lavori per la realizzazione del tronco ferroviario Bergamo-Lecco e l'illuminazione pubblica e privata a gas in alcuni comuni della provincia, senza contare i progetti che si stavano
delineando, come la Strada Ferdinandea e la ferrovia della Val Brembana e Seriana. In poco tempo l'economia provinciale è migliorata notevolmente, con un forte incremento industriale nei settori della lana, della seta, del lino e della siderurgia. Le nuove attività cementifere, chimiche e meccaniche, tra l'altro, hanno avuto un inaspettato successo, tanto che in soli dieci anni il numero
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