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L’ECONOMIA NON SI RIPRENDERÀ, QUESTA È LA SUA VELOCITÀ
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     In una vecchia puntata di “Report”, il programma di approfondimento culturale di Rai 3, si disquisiva sul modello economico mondiale per la crescita di un Paese. Il nocciolo della questione è che, dal Dopoguerra ad oggi, ogni Stato, per stare bene, ha bisogno di crescere e così è accaduto fino ad ora. Con l’aumento del PIL (Prodotto Interno Lordo, n.d.r.), si assumono nuovi lavoratori, la disoccupazione cala, i consumi aumentano, ci sono più giovani che contribuiscono alla pensione degli anziani e via discorrendo…
     Con questo sistema economico si stava bene, il problema è che, ora, tale roadmap non funziona più. Causa sicuramente dei disastri economici di qualche tempo fa, quelli, ovvero, che hanno innescato la crisi di oggi, la crescita del PIL non è più una soluzione e non è nemmeno più un modello praticabile; in parole povere, anche se fosse ancora la risoluzione del problema economico non riusciremmo a metterla in pratica.
     Personalmente, lo dico già da un bel po’ di tempo, sostengo che i consumi non saliranno più ai livelli precedenti, anche se tutti se lo aspettano e la logica mi darebbe anche contro. Io ritengo che prima essi erano dopati, mentre ora siamo ad un livello di consumo consapevole che ci spinge, come credo che eticamente sia anche giusto, ad acquistare ciò che ci serve. Solo una piccola percentuale la riserverei a coloro che, impauriti dal momento contingente, pur potendoselo permettere, rinunciano a qualche acquisto o per lo più lo rimandano.
     Forse, a sostegno del mio pensiero, ora ci si mette anche la Germania, che denuncia il primo calo dei consumi, partendo da quello automobilistico, considerato il più importante e sensibile per l’economia germanica. D’altronde, una bella fetta delle loro esportazioni in termini di vendita di auto finisce in Italia e, credetemi, anche il ceto medio, quello delle BMW, delle Mercedes e delle Audi, è in sofferenza. C’è di più: con l’avvento dei colpi di scena della Guarda di Finanza, che personalmente approvo totalmente, che hanno comportato un aumento dei controlli incrociati per scovare chi dichiara un reddito più basso di un impiegato ma va a fare la spesa in Porsche, anche i ricchi rinunciano al lusso per rimanere un pochino più nell’anonimato.
     Vi racconto un piccolo aneddoto. Ipotizzavo, tra qualche anno, di acquistarmi una “911” usata di almeno otto anni, per una cifra intorno al costo di un’auto media nuova, praticamente un esborso diciamo accettabile per un appassionato. Giammai. Il mio commercialista mi ha esortato a non pensare nemmeno ad una cosa del genere… non per il costo, anzi, oramai, le auto di oggi, sono così perfette che un usato di otto anni non spaventa più… ma per il fatto che il fisco è cieco, ovvero non considera che ho speso una cifra ridicola rispetto al nuovo per possedere una 911, mi metterebbe nel mirino semplicemente in quanto, in uno database, c’è l’abbinamento Vavassori / Porsche o altre marche di pregio. Un colpo al cuore per un appassionato delle quattro ruote.
     Veniamo ora alle soluzioni che stanno ventilando in Parlamento.
     Proprio oggi, 3 maggio 2013, l’avvocato Ghedini, impegnato nel Tribunale di Milano a difendere il Cavaliere Silvio Berlusconi dalle accuse nel famoso caso “Ruby”, ha pronunziato la seguente frase: “sarebbe un pazzo Berlusconi se, non sinceramente convinto della parentela della Ruby con il presidente egiziano Mubarak, si mettesse a parlare di lei durante una cena con importanti esponenti politici…” Io credo che un uomo, il quale si sposta all’interno di un’Audi A8 che per blindatura è costata la bellezza di oltre 300.000 euro e che si muove circondato da otto guardie del corpo, segno inequivocabile che teme per la propria incolumità, che non conosce l’identità di una minorenne che frequenta casa propria non sia un pazzo, ma sia un… questo uomo, definitosi, in una puntata di “Servizio Pubblico”, su LA7, senza ritegno né modestia, un esperto economista, propone l’abolizione dell’IMU (Imposta Municipale Unificata, n.d.r.), in toto, come panacea del problema dei consumi.
     Per chi non arriva a fine mese, ogni mese, l’IMU rappresenta una tassa che non si pagherebbe una sola volta l’anno. Non è giusto che anche i ricchi non la paghino e poi l’imposta sulla casa la si paga in tutti i paesi europei, perché noi, che abbiamo bisogno di sanare i bilanci dello Stato, dovremmo fare gli “splendidi”? L’IMU è una imposta su un bene immobile; sicuramente chi ha una domus è più benestante di chi abita in affitto e dall’abolizione di questa tassa non avrebbe un solo beneficio. Chi poi non è ricco ma ha almeno la casa di proprietà paga una miseria di IMU, anzi, probabilmente sborsa meno nei confronti della vecchia ICI. Questo è il mio caso.
     In definitiva togliere l’IMU non aiuta un solo povero disperato con difficoltà economiche, alla faccia della soluzione definitiva… peggio, per operare in questo senso il Governo è obbligato a trovare le risorse aumentando l’IVA a partire dal primo luglio, la quale, per inciso, colpisce nel peggiore dei modi proprio il meno abbiente e tutta la popolazione italiana, nessuno escluso se effettua un acquisto, al ricco “fa un baffo”, al povero incide sul prezzo finale del prodotto, “…alla faccia della soluzione al problema economico…”.
     “Serve alla ripresa del comparto edilizio…”, ma fammi il piacere… che negli ultimi cinque anni la denuncia degli esperti del settore è stata che vi è un offerta di alloggi nettamente superiore alla richiesta.
     Altre soluzioni? Diminuire le tasse sulle nuove assunzioni sembra l’unica soluzione possibile, ma io, che, giusto per scrivere questo pezzo, mi fingo un imprenditore di tipo classico, non assumo comunque, in quanto ho necessità che la mia produzione aumenti per giustificare l’onere di un nuovo dipendente. Io, imprenditore innovativo e deciso a crescere, potrei assumere per lanciare un nuovo prodotto, ma quanti puntano e rischiano sull’innovazione? Non siamo in molti.
     Il progetto di sostituire un dipendente prossimo alla pensione con un nuovo assunto giovane potrebbe anche andare bene, ma graverebbe non poco sui bilanci dello Stato, ma la questione è: siamo sicuri che l’aumento della occupazione determini un aumento dei consumi? Il fatto è che io, imprenditore, aspetto che aumentino i consumi prima, poi assumo, chi è assunto spende e, forse, si innesca la macchina di aumento del PIL. Infine, io, imprenditore che si vede costretto a ridimensionare il numero dei propri dipendenti per il calo delle commesse, posso godere solo della riduzione delle tasse sulla busta paga, in quanto non ho alcuna intenzione di assumere. Pensiamo alle aziende che pianificano riduzioni del personale in termini di migliaia di unità.
     Secondo me, nei prossimi anni, dovremmo gioire se non vi sono peggioramenti in termini di PIL e occupazione, ma in un ritorno ai tempi del benessere non ci credo.
     A proposito, non credete nemmeno a chi vi propina, come fonte delle risorse economiche, la lotta all’evasione fiscale o il recupero dei capitali “fuggiti” all’estero, perché non si pianifica un acquisto di un bene sulla base di un presunto introito, provate a farlo in famiglia se ne siete convinti, senza contare che l’entrata in denaro vera e propria nei conti dello Stato ad opera dell’Agenzia delle Entrate avviene nell’arco di almeno un triennio, tempo di completare l’iter processuale; idem per il recupero dei capitali, gli accordi con la Svizzera avranno effetto tra due o tre anni!

 

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