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DETTAGLI… SOLO PER IL PAPÀ
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     Io sono felice. Mi sento l’uomo più felice del pianeta.
     Con queste affermazioni non intendo suscitare delle invidie, anche se comprendo che possano nascere, piuttosto il mio intento è quello di stimolare a cercare, rincorrere, la felicità. Perché tutti possono essere felici, la felicità ha moltissime dimensioni, basta trovarla o forse solo vederla, perché sta dentro di noi. Purtroppo, però, ci muoviamo in una galleria buia con una torcia che ci illumina il cammino, facile è vedere, semplice seguire la strada, sì, ma, qual è la strada fra le tante? E poi così, ognuno di noi non ha contatti con gl’altri. La torcia è il denaro, con esso ci sembra di avere tutto e più ne accumuliamo e più crediamo di essere felici.
     Ci mancherebbe, i soldi aiutano ad essere felici ed in salute, ci agevola, nulla di male ci vedo nel possederlo, è il come viene usato che è da rivedere. Infatti, se oltre ad aiutare noi stessi imparassimo di più ad investirlo per aiutare gli altri il mondo sarebbe un posto migliore. Invece, lo ammucchiamo e lo lasciamo lì.
     La vera felicità è affrontare la galleria buia senza torcia, ma mano nella mano con qualcuno che ci sta vicino, il quale avrà la propria mano in quella di un altro, fino a formare una catena umana in stretto contatto che si muove nella direzione giusta, perché colui che sta in cima alla fila è già fuori dalla galleria, quindi ci sta guidando tutti verso il nostro più grande desiderio inconscio: essere veramente felici!
     Adoro le auto, le moto, scrivere, leggere, viaggiare… vivo di informatica, è il mio lavoro… ma la vera felicità è la mia famiglia! Ho una moglie meravigliosa che amo sopra ogni altra cosa; nessuna mai potrà prendere il suo posto nel mio cuore, lei sarà sempre in cima, ma non credevo che qualcosa d’altro si potesse avvicinare a lei così tanto: mia figlia, una bimba fantastica! Ma di lei vi parlerò dopo. Infine, le mie due cagnoline, cagnoline… 22 e 20 kg, Maya e Meredith. Certo, amo anche loro, su un piano diverso naturalmente, ma fanno parte della famiglia, anzi, per me, una famiglia senza un animale domestico non è completa. Per animale domestico intendo non il cane alla catena, che diavolo di membro della famiglia sarebbe se fosse sempre fuori legato? Equivarrebbe ad una autovettura nel garage, solo che hai pure la scocciatura di doverlo nutrire e far giocare! Intendo il cane, il gatto, animali che possono interagire con l’essere umano.
     Il momento più bello della mia giornata è quando torno a casa dal lavoro la sera. Mia moglie è ancora in maternità, quindi mi ritrovo la mia casa calda ed accogliente e, nell’ordine, apro la porta d’ingresso ed eccole, Maya e Meredith, con la coda che pendola a mille; sono certamente le meno importanti della famiglia, ma non è possibile salutarle in seguito, loro vanno immediatamente abbracciate, nemmeno c’è il tempo di mettere giù la borsa!!! Esuberanti, pretenziose, d'altronde per loro non sono trascorse dieci ore da quando sono uscito di casa, ma “una vita”, oddio che felicità! È tornato!
     Passato il tormento delle mie pelosotte, così come ama chiamarle una mia cara amica, alzo lo sguardo ed eccola, in braccio alla mamma, mia figlia, che ha appena compiuto sei mesi, mi riconosce ed inizia a sorridere, un sorriso da cartone animato, di quelli che nascono dal nulla e crescono lentamente fino ad illuminare tutto il viso, le guanciotte rosate si gonfiano fino a far sorridere gli occhi. In quel momento il mio cuore si colma di gioia, è mia figlia che sa chi sono, e questo è un vero onore, e mi comunica che le sono importante. Perché questo sorriso ce l’ha solo per me.
     Se è vero che “gli ultimi saranno i primi” ecco il turno della mamma, che mi accoglie sempre con un grande sorriso ed un grande abbraccio, tutti i giorni, come se non ci vedessimo da un mese. Lei ed io siamo così. Tutt’intorno il profumo della cena pronta. Credo che non ci sia “cosa” più bella al mondo da provare. Credetemi!
     Quando, il 31 luglio del 2012, sono diventato papà non è che me ne sia poi così reso conto. C’è tanto da fare, il tempo vola, la bambina è piccola. Ne studi le esigenze, ma ricevi solo segnali, indizi, devi immaginare che cosa ha e che cosa vuole. Interagisce con te ma non ti dà soddisfazione, è una interazione istintiva. Nel frattempo non ti sei ancora reso conto di quel che accade, per lo meno, per me è stato così, ma il tempo scorre, tua figlia cresce a vista d’occhio e… finalmente iniziano a giungere le grandi gioie.
     Si parte da piccole cose, come il volersi addormentare in braccio con te oppure il fatto di calmarsi nel momento in cui la prendi in braccio tu perché ha mal di pancia. Questo significa che le infondi sicurezza, tranquillità, è una conquista per un padre. La mamma è la mamma, ci mancherebbe altro, ma è quasi scontato, non fosse altro per il fatto che trascorrono più tempo insieme di chiunque altro.
     Poi arrivano le GRANDI COSE. A settanta giorni mia figlia ha iniziato a parlarmi. Si tratta di gorgoglii, chiaramente, ma scientificamente sono le sue prime parole, è il momento in cui inizia a voler comunicare con la voce, imitandoti, rispondendoti con quel che vede da te fare. Si tratta dei neuroni specchio, coloro che permettono l’interazione del bambino con il mondo esterno a sé. Ed è accaduto solo con me. A lungo con nessun altro ha mai parlato, solo con me e… che chiacchierate, quasi cantava, poi ha iniziato anche con la mamma e poi anche con la nonna. Ora, oltre agli elementi della “Top Ten”, parla con coloro che a pelle le piacciono. A pelle, sì, perché noi emettiamo qualcosa che gli altri percepiscono e se non le piace… niente, “con te non ci parlo!”
     Tra i quattro e i cinque mesi altri fatti mi hanno riempito il cuore di felicità. A parte che ora il papà è diventato finalmente il papà e la mamma dice che non ha altri occhi che per me, mi segue a distanza e mi fissa per ore, se la prendo in braccio si storce tutta perché mi vuole guardare dritto negli occhi che quasi mi imbarazza e poi, subito, le sue manine sono sulla mia faccia, mi tocca, mi tira il naso, le struscia sulla barba, solo con me lo fa e io mi “sciolgo”. E poi giungono i “riti”, ai quali non vuole più rinunciare.
     Uno dei più belli è quello dopo la pappa della sera. Vuole stare in braccio con me per il ruttino, osserva un po’ in giro tutte le lucette che vede nel mio studio, dal PC al mouse alle lampade sparse per la stanza, poi è il momento del pisolino, allora la giro con la sua pancia contro la mia, il testino lo appoggio sul mio gomito sinistro e lei inizia a fissarmi in viso, con la manina mi accarezza in faccia, fino a che Morfeo la prende nelle sue braccia, così com’è, con la manina sulle mie guance oppure aggrappata al collo del mio pigiama.
     Ditemi, che cosa c’è di più bello al mondo?

 

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