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IO… NON ESCO PIÙ DI CASA!
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     Non voglio entrare nel merito dell’operato del nostro Governo tecnico, ma desidero spingere chi mi legge a delle riflessioni su fatti attuali che poco sono stati presi in considerazione dalla stampa quotidiana.
     Tanto per iniziare, fino ad oggi, le manovre del governo Monti si sono insinuate nel nostro portafogli silenziosamente, in altre parole non ci siamo molto accorti degli aumenti, dall’IVA alla benzina; subito, invece, la prima vera botta: l’IRPEF, come stabilito nel Decreto “Salva Italia”, ma non ci è stato possibile capire quanto effettivamente pesa l’aumento di questa addizionale in busta paga, ad ogni modo sarà una cifra non indifferente, in quanto l’applicabilità è retroattiva, ovvero il calcolo dell’ammontare parte dal 2011. Credo che per una famiglia tipo, composta da due famigliari ed un figlio, con un reddito tondo tondo di 2.000 euro, i 140 euro che all’incirca gli verrà tolti non sono cosa da poco, soprattutto se si ha un mutuo da pagare.
     Sebbene non desideri esprimere una opinione in merito, non posso fare a meno di tornare con la memoria al governo Prodi, biasimato proprio per una delle tante tasse, ai danni degli imprenditori, retroattive. Mi chiedo anche se è lecito stabilire a posteriori una tassa su un bene o servizio già goduto, in quanto io devo avere la possibilità di scegliere se usufruire di un servizio in relazione a quanto mi costa oggi. Sarebbe come se si dovesse introdurre un aumento del bollo auto a partire dall’anno 2005, per esempio, richiedendoci l’arretrato. Ma io, nel 2005, ho acquistato un’auto sapendo che me la sarei potuta premettere con le tasse di allora, no?
     Chiudiamo questo argomento ed apriamone un altro ancor più doloroso: il costo dei carburanti. Sulla composizione del prezzo al litro potete leggere questo nostro articolo pubblicato nel numero di febbraio 2012, mentre io voglio affrontare questo tema in maniera diversa, molto diversa da come solitamente ne parlano tutti. Si discute del costo in sé, il quale nell’ultimo anno è aumentato del 25,5% e del 18,6% rispettivamente per il gasolio e per la benzina verde, ma mai sulle conseguente subdole che il continuo aumento comporta. È noto che il Governo ha sostenuto la manovra correttiva basandosi sull’accisa dei carburanti e non illudiamoci, mai verranno abbassate, il bilancio dello Stato non starebbe in piedi con minori entrate, anzi… Tra l’altro è facile prelevare dal costo dei carburanti, è veloce, sicuro, calcolabile, e si basa sul presupposto che tanto siamo obbligati ad andare in auto, non è che si possa scegliere diversamente, per lo meno i più non posso di certo cambiare completamente vita e lasciare l’auto nel garage. Dovendo mettere a posto i conti urgentemente come biasimare le scelte di Monti?
     Quindi, ricapitolando, noi non abbiamo alternative all’auto e possiamo solo passivamente e disarmati accettare di pagare sempre di più al chilometro per ogni spostamento; le materie prime, come è noto, aumentano di costo a causa dei trasporti (in Italia il 90% delle merci circa viaggia su gomma), sempre più cari per colpa dell’aumento dei carburanti, di conseguenza, il prodotto finale aumenta di costo. Questo costo, tuttavia, ce lo sobbarchiamo noi consumatori finali, ma possiamo decidere di contrarre i consumi, ovvero ciò che stiamo già facendo, solo che se diminuisce la domanda aumenta la disoccupazione e via dicendo… Inoltre ci sono delle “cose” che non possiamo smettere di comprare, come il pane, la frutta e la verdura, gli alimenti in generale e tante altre “cose” che, indubbiamente, possono essere considerate indispensabili.
     Andiamo ora ad approfondire il termine che ho usato prima: “subdolo”. Fino ad ora ho detto nulla di nuovo in merito, le conseguenze del costo dei carburanti sono sotto agli occhi di tutti, ma se allarghiamo la nostra visione sulle abitudini della nostra società, ecco che il termine subdolo prende vita. L’auto, che la si ami o la si odi, non è solo un mezzo per andare al lavoro. Nel secolo scorso l’auto era soprattutto una passione, oggi, per molti è un fastidioso obbligo possederla ed usarla, tuttavia, di fatto, è incontestabile che era, è e rimarrà sempre una espressione di autonomia fondamentale per la nostra vita. Con l’auto, andiamo dove vogliamo e quando vogliamo e ci portiamo chi e cosa desideriamo. Quali sarebbero le conseguenze di una privazione su larga scala di questa nostra autonomia? È lo sapremo presto, in quanto è ciò che sta accadendo, ma chi ci governa, secondo me, non se n’è reso ancora conto.
     Parliamoci chiaro, qualcuno pensa di poter aumentare il costo dei carburanti all’infinito senza che vi siano delle conseguenze catastrofiche? Vi faccio un esempio molto semplice. È sabato sera, molti di noi amano andare a cena fuori, insomma, dopo una settimana di lavoro non sarebbe male svagarci un po’ e, soprattutto, non dover cucinare e poi lavare le stoviglie, pulire il tavolo, gettare la pattumiera… ma sì, andiamo a mangiare fuori con tutta la famiglia, ma quanti di noi hanno il proprio ristorante preferito sotto casa? Tac, ecco che ci vuole l’auto per andare nel posto che ci piace tanto. Secondo voi, che cosa sta accadendo ora? Che ci si pensa due volte prima di fare 50 chilometri in auto per andare nel sito preferito a cena o ci si va di meno, oppure vi si rinuncia addirittura, perché 50 chilometri con un’auto a benzina ora costano 8 euro, ovvero 16 centesimi al chilometro, 309,8 delle vecchie lire! 8 euro per andare, 8 per tornare!
     Capite che abbiamo imboccato una strada di privazione totale? Non si mangia più fuori, basta gite alla domenica, meno vacanze, e quindi meno consumi in generale, perché se fai un giretto la domenica, vuoi non prenderti almeno un panino da qualche parte? Vuoi non comprare un souvenir, un capo di abbigliamento che ti penzola di fronte mentre fai una passeggiata in un luogo turistico?
     In più, ci si mettono anche i commercianti, che stanno scaricando anche loro su di noi il costo della crisi. Il mio Fast Food preferito ha aumentato da 5,4 a 7 euro il mio menù preferito, accidenti! Alcuni ristoranti che frequento hanno aumentato del 5, 10% il costo dei loro piatti, poco o tanto che sia è sempre molto oltre l’inflazione. Non sono uno tutto lavoro e casa, esco abbastanza spesso, ma non amo la tipica seratina nel locale con la musica e l’ultima volta che ci sono andato… 12 euro per una Coca Cola e un cocktail, alla faccia!!!
     Tutta la crisi si sta riversando sul consumatore finale, ma questo fenomeno è già un boomerang per i commercianti e per il Governo. Speriamo in una inversione di rotta.

 

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