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NIENTE DENARO PUBBLICO, O SI GUADAGNA O SI CHIUDE!
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     Sono un giornalista e come tale ricevo e-mail da colleghi, direttori, dall’Ordine Nazionale. La recente chiusura di alcune testate nazionali e gli annunci di prossime chiusure mettono tutti in allarme. Si ipotizza più di 4000 licenziamenti se il Governo non rinnoverà presto i finanziamenti ai giornali. Mi dispiace per gli eventuali colleghi che potrebbero perdere il posto di lavoro, ma c’è qualcosa che non va: è un caso penso unico al mondo che una testata giornalistica debba stare in piedi con dei finanziamenti pubblici; se la mia opinione non vi garba posso rispondervi che ci sarà un perché negli altri Paesi non è così.
     Scusate, ma da quando in qua una attività commerciale vive con dei finanziamenti pubblici senza i quali altrimenti dovrebbe chiudere? Anzi, vi sono quotidiani che, nonostante il denaro della collettività, riescono a chiudere l’anno in passivo. Innanzitutto andrei a vedere gli stipendi dei direttori, dei vice, degli editori, anche per capire come può un’azienda chiudere in passivo e continuare con gli stessi dirigenti che, evidentemente, non sanno fare il proprio lavoro. Finché si tratta di una attività commerciale privata… cavoli loro se sono in perdita, ma generare passivi con il denaro pubblico mi autorizza ad adirarmi.
     Questo discorso ha diversi bandoli della matassa; certo, più capi, più code, tutti insieme arrotolati possono fare un gomitolo. Quindi ne prendo uno, srotolo e vediamo dove ci porta.
     Da anni si discute del fatto che l’informazione italiana è di bassa qualità. Vogliamo vedere come mai è di scarsa qualità? Il concetto è semplice e non limitato al settore editoriale; si tratta di un modello applicabile in tutte le attività commerciali: se chi caccia i soldi sei tu, tu titolare, cerchi di fare le cose bene, ti impegni, ti ingegni, inventi, ascolti i clienti e cerchi di soddisfarli, altrimenti saresti uno scellerato. Nell’editoria non è necessario. Una testata prende tanti soldi quante copie stampa, che poi si vendano o meno è indifferente. Capite che non serve preoccuparsi del proprio lavoro, non serve realizzare un giornale di qualità e non è nemmeno necessario sbattersi troppo per gli sponsor, i quali dovrebbero inseguire la qualità giornalistica per garantirsi la maggiore visibilità possibile. Non è questa la strada giusta per leggere delle notizie di qualità.
     Su questo aspetto sembra che il Governo Monti voglia legare i finanziamenti pubblici al numero di copie effettivamente vendute… ci mancherebbe, è il minimo, dovrebbe essere uno stimolo a lavorare per migliorare il prodotto editoriale, ma non sarebbe meglio eliminare i finanziamenti? Qui ci attacchiamo ad un altro bandolo. Senza i finanziamenti molte testate sono costrette a chiudere… qualcuno si è chiesto come mai? Perché non finanziare allora anche tutte le aziende che in questo anno di forte crisi stanno chiudendo o hanno chiuso? Anche loro hanno lasciato a casa tanti dipendenti, che differenza c’è tra loro e i dipendenti delle testate giornalistiche? Hanno forse più valore? Nel mondo del lavoro “vero”, se un’azienda non è in grado di generare utili è costretta a chiudere, perché non deve essere così nell’editoria?
     Lasciamo che chiudano, sopravvivranno solo quelle che lavorano bene, che hanno dei giornalisti preparati, che producono servizi interessanti e di qualità, quelli che ognuno di noi cerca e desidera pagare per poter leggere. Così come da sempre è andato il mercato in ogni settore. Si definisce concorrenza!
     Se non bastasse questo per definire i finanziamenti alle testate il male delle stesse, dovete sapere le ripercussioni che questi regali della collettività generano nel mondo dell’editoria. Assodato il concetto di scarsa qualità editoriale, ci ritroviamo a leggere degli articoli di parte, di parte politica, che forse è una patologia peggiore della prima, senza contare quanto veniamo anche strumentalizzati dall’informazione stessa nel momento in cui da una colonna di giornale si scredita un politico… essenzialmente, questo tipo di attacco ha, come obiettivo finale, un politico. Tutto ciò accade in quanto i finanziamenti pubblici vengono promossi proprio da chi siede al Governo, i nostri politici, i quali sono comproprietari delle testate stesse. Non ditemi che non avete mai sentito dire che quella testata è di sinistra o di destra… è un fatto noto e lo è in quanto il politico, prima di diventare tale, probabilmente era già possessore della testata stessa, il mezzo ideale, guarda caso, per acquisire consenti popolari.
     In buona sostanza, se possiedo un quotidiano posso manipolare l’informazione del “mio giornale” al fine di divenire popolare e farmi eleggere in parlamento. Conquistata la poltrona politica posso realizzare delle leggi ‘ad hoc’ per finanziare la “mia testata”, senza rischio d’impresa quindi, e la posso usare anche per spazzare via i miei nemici, vedasi i casi tipo Fassino che al telefono dichiara “abbiamo (il PD n.d.r.) una banca (Unipol n.d.r.)”.
     In tutto questo non c’è posto per una informazione oggettiva e di qualità.

 

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