Stampa   Chiudi
BERGAMO… C'È ANCORA MOLTO DA FARE
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     Infobergamo.it nasce nel 2003, ma il nostro primo calendario fotografico è stato realizzato per l’anno 2007. Ogni volta cerco di concretizzare qualcosa di nuovo e devo dire che fino ad ora ci sono riuscito, ma ho sempre il panico che prima o poi mi ritrovi in braghe di tela: “che cosa preparo quest’anno!” Sarebbe un incubo il giorno in cui dovessi farmi una domanda simile senza avere un barlume di risposta, eppure credo che prima o poi le idee finiranno! C’è da dire che anche io mi riduco sempre all’ultimo mese utile, ovvero novembre, per la preparazione, in quanto la presentazione del calendario deve avvenire in dicembre, altrimenti che senso ha? Insomma, mi sto tirando le orecchie da solo.
     Quest’anno, idea dell’ultimo minuto, ho deciso di realizzare dodici scatti dedicati alle fontane del nostro capoluogo di provincia. Da questa mia esperienza ne ricavo diverse riflessioni che desidero condividere con voi.
     Proprio in quanto se non mi riduco all’ultimo non sono contento, riesco ad organizzare la cosa solamente l’ultimo sabato del novembre scorso. Un po’ tramite la mia memoria ed un po’ con l’aiuto di Internet sono riuscito a stilare tredici nomi di fontane… solamente! Sì, onestamente credevo che ve ne fossero molte di più. Me ne servono dodici, ok, ma ne volevo qualcuna di scorta, nell’eventualità che, non so, causa lavori… infatti, la Fontana di Porta Nuova è in restauro, ma niente paura, avevo una vecchia foto del 2005 che ha fatto al caso mio.
     La tredicesima fontana, quella di backup, non esiste! Panico! In via Locatelli non c’è una fontana, l’ho confusa con l’aquitrigno sporco della vasca delle Poste Centrali di Bergamo, che è in via Masone, per giunta. La Fontana ad Antonio Locatelli, per il quale quest’anno prepareremo una biografia, è in viale Vittorio Emanuele II e l’avevo già segnata. Ad ogni modo ne ho comunque dodici; per inciso, desideravo delle fontane vere, non certe tinozze senza acqua corrente.
     Nooo, la fontana del Piazzale della Repubblica è spenta e piuttosto trascurata. Peccato, non ho un soggetto di riserva, ma poco importa, ho una vecchia foto con i zampilli d’acqua illuminati dalle luci di Natale: l’idea è stata quella di mettere sullo sfondo la fontana oggi e in primo piano, in piccolo, com’era.
     Dopo questa premessa, nella quale ho cercato di farvi ridere un po’, veniamo alle cose serie. Avrei voluto, per ogni mese, indicare il nome corretto di ogni fontana, ma non mi è stato possibile. Se mi fossi organizzato prima, se avessi programmato una mattina nella biblioteca Maj, probabilmente avrei trovato il nome corretto e sicuramente anche la data di realizzazione, ma in una città che vuole essere a misura di turista, o meglio, a ragion di logica, è così difficile apporre una targhetta con il nome e l’anno di costruzione del monumento acquifero? Evidentemente, in Italia, e sottolineo in Italia, è veramente difficile. Solo la Fontana della Stazione riportava il nome dell’autore e l’anno, per il resto nulla. A me pare che non sia ortodosso, questo. Il turista che viene a Bergamo e che fa una passeggiata per il centro non saprà mai che diavolo ha visto o fotografato.
     Bergamo, si sa, è stanca di essere considerata una città provinciale. Bergamo vuole essere cosmopolita, moderna, vuole essere non dico come Milano, ma poco lontano. Secondo me c’è tanta strada da fare. Milano la frequento a piedi per lavoro e vedo e sento chi mi sta intorno mentre cammino. Passeggiare per Bergamo lungo il percorso stabilito per raggiungere le fontane mi ha evidenziato dei fatti che avevo dimenticato. Mi fermo al semaforo in attesa del verde per i pedoni e sento questa tipa al cellulare parlare con una amica… per “l’amor del cielo”, definirla una contadinotta è un complimento. Tuttavia, a guardarla, aveva nulla da invidiare ad una milanese. Abiti rigorosamente firmati e alla moda, non quelli della precedente collezione. Cellulare di ultimissima generazione, borsetta da qualche centinaio di euro - ma magari era taroccata, io non me ne intendo - ma, con tutto il suo grande impegno, bergamasca è, bergamasca sarà.
     È così, i bergamaschi si sono arricchiti, nulla di male, ma sono ricchi fuori, dentro restano radicati alle loro origini di contadini. Quelli che non si sono arricchiti, si indebitano pur di apparire come dei bergamaschi ricchi.
     Non è deplorevole essere ricchi, lo è se la ricchezza è un obiettivo agognato come fosse la panacea della felicità, perché non lo è affatto, anzi, sovente porta alla solitudine dopo essersi dimenticati di tutti gli altri, i quali, nel frattempo, se ne sono andati.

 

redazione@infobergamo.it
Infobergamo® - www.infobergamo.it è un prodotto H.S.E.
Autorizzazione Tribunale di Milano n.256 del 13 aprile 2004.
Vietata la riproduzione e la riproposizione non autorizzate di testi ed immagini.
Se provieni direttamente da un motore di ricerca vai al Sommario