Stampa   Chiudi
FACCIAMO SOLO CIÒ CHE VA FATTO
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     Con questa pubblicazione si chiude un anno fantastico! Record di lettori mensile, record annuale, moltissime interviste importanti con personaggi internazionali, parallelamente, abbiamo toccato il tema delicato delle neoplasie. Abbiamo incrementato le prove su strada ed io ho guidato una 911 Carrera S per 850 km ed una monoposto di Formula 3. Credo che non vi sarà mai più un anno come il 2011, ma non è di questo che voglio parlarvi.
     Intendo invece raccontarvi che… leggendo Tabloid di luglio-agosto 2011, il periodico dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, sono rimasto colpito da una intervista ad un certo Dom Serafini, direttore di Media Age – New York, nella quale si spiegava le fondamentali differenze tra la stampa italiana e quella americana.
     Mentre si svolgevano le domande e le risposte mi sono trovato, prevedibilmente, a confrontare il lavoro che compie la redazione di Infobergamo.it con quello che Serafini ha riscontrato nelle “Grandi” testate del nostro Paese. La scoperta è stata ciò che ho appreso della stampa italiana, non quello che facciamo noi, in quanto per me il giornalismo va praticato in un certo modo, nel modo in cui lo facciamo noi. Attenzione, non sto dicendo che noi siamo bravi o super, non sto autoreferenziando Infobergamo.it, intendo dire che quello che facciamo è semplicemente il lavoro che va fatto; come lavoriamo è il frutto di quanto io ho imparato dal mio ex direttore e di ciò che ho letto e studiato in merito.
     Dice Serafini: “la stampa italiana è molto approssimativa, nomi e qualifiche di personaggi descritti vengono tralasciati, spetta al lettore capire chi sono.” Non è il nostro caso; inoltre ci preoccupiamo anche di inserire, almeno la prima volta che viene scritto, la spiegazione di un acronimo. Un esempio recente? ENAC, l’Ente Nazionale dell’Aviazione Civile, perché non tutti sanno che cos’è.
     “Gli articoli vengono pubblicati a puntate, a volte la notizia è in fondo al pezzo.” Ecco, magari anche noi cerchiamo di costruire un po’ di curiosità all’inizio, tuttavia, il succo arriva presto.
     “Non c’è equilibrio.” Serafini spiega che difficilmente i giornali danno spazio ad opinioni discordanti, soprattutto se non sono in linea con l’editore. Per avere una opinione obiettiva su un argomento è necessario leggere più giornali… Mi viene il dubbio che proprio gli editori siano i primi ad essere contenti del fatto che si comprino più giornali per avere una opinione imparziale. Il nostro Infobergamo.it è assolutamente libero e apolitico, chiunque può esprimere la propria opinione e farla pubblicare. Purtroppo, devo constatare che in quasi otto anni di pubblicazioni abbiamo avuto pochi, pochissimi collaboratori di centro-sinistra, di conseguenza Infobergamo.it può apparire come un periodico di centro-destra, ma non lo sarebbe se… Inoltre, “le notizie vengono manipolate da una posizione politica”: assolutamente no, come detto non abbiamo una tendenza politica, anche perché non abbiamo un partito che ci sovvenziona, come nella maggior parte della carta stampata.
     Questa è forte: “In Italia li chiamano «messaggi cifrati». Una volta chiesi ad un noto giornalista italiano il significato di un suo articolo visto che a me le parole sembravano non aver senso. Questo si offese e rispose che «Treno vuol dire treno, casa vuol dire casa e strada vuol dire strada».” Purtroppo il mondo editoriale italiano è costellato da giornalisti dilettanti, che costano poco, mentre nessuno perde tempo per insegnare loro ad esprimersi correttamente. Pensare che le università preparino gli alunni correttamente è un’utopia. L’italiano corretto è qualcosa di molto raro, anche per i cosiddetti “noti giornalisti”, viene considerato un optional o non necessario.
     Dom Serafini racconta che “non esistono sussidi per le testate in America. Se un editore ha i lettori sopravvive.” Questa è vera concorrenza, dico io. Se lo Stato italiano non finanziasse gli editori, molte testate non sopravviverebbero, anzi, credo che chiuderebbero quasi tutte visto che lavorano in perdita; mi dite come possono, i politici italiani, manipolare l’informazione senza i giornali da loro stessi finanziati? Vedasi sopra.
     L’autocritica. Nessuno in Italia pratica l’autocritica. Noi sì, non ho mai smesso di dire che dobbiamo comunque migliorare, sebbene per noi non è una necessità economica. Con il termine migliorare noi intendiamo giornalisticamente; sovente, “migliorare”, per le testate commerciali, significa fare qualcosa che consenta una maggior entrata pubblicitaria. Spesso, questo tipo di miglioramento è inversamente proporzionale alla qualità giornalistica.
     Privacy, ancora una perla: “È una cosa inventata dai ricchi e potenti italiani per non essere soggetti a scrutinio pubblico. Mia zia Maria,” prosegue Serafini, “pensionata casalinga di Giulianova, dice che non avrebbe nessun timore a essere intercettata o investigata dalla stampa.” Non credo, su questo punto, ci sia altro da aggiungere.
     Infine, parliamo della libertà di stampa. In Italia non c’è la libertà di stampa, ma solo la libertà di pensiero. Capite la differenza! Dom Serafini spiega che un giudice americano non accetterebbe mai una querela sulla libertà di stampa, mentre da noi le querele servono essenzialmente per intimidire e scoraggiare a frugare nel losco. Solo le grandi testate se lo possono permettere, ma i giornalisti, soprattutto quando si occupano di mafia, vengono minacciati di morte. A volte anche uccisi!
     Ecco perché la stampa italiana è, in fatto di libertà di parola, al pari dei paesi sottosviluppati e dittatoriali.

 

redazione@infobergamo.it
Infobergamo® - www.infobergamo.it è un prodotto H.S.E.
Autorizzazione Tribunale di Milano n.256 del 13 aprile 2004.
Vietata la riproduzione e la riproposizione non autorizzate di testi ed immagini.
Se provieni direttamente da un motore di ricerca vai al Sommario