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A 10 ANNI DALL'INTRODUZIONE DELL'EURO
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     Da decenni vado in vacanza in Francia e, quando organizzo il viaggio, ogni scusa è buona per passare dalla Svizzera. Amo il paesaggio elvetico, ma quest’anno una sorpresa mi attendeva sul confine: il prezzo del carburante non è più vantaggioso. Il diesel da sempre è più costoso del benzina in Svizzera; guidando una vettura a benzina, normalmente pianifico di fare rifornimento appena oltre confine, in quanto là costa decisamente meno che in Italia ed è ancora più economica che in Francia, di norma più costosa se confrontata con il prezzo nel nostro Paese. Indicativamente, ho pagato 1,75 CHF al litro, che corrispondono a 1,45 euro. A marzo di quest’anno, la benzina costava al litro solo 1,45 CHF! Un bel salto, non credete?
     Tutto ciò mi obbliga a riflettere. Credo che veramente stiamo affrontando un periodaccio, economicamente parlando, e credo che nessuno sappia realmente fino a che punto si svilupperà questa crisi finanziaria europea; in verità credo che si debba usare il termine globale.
     Quest’anno si festeggia anche i dieci anni dall’introduzione dell’euro, così sono andato a sbirciare i dati di una ricerca recente di Altroconsumo, rilevando che complessivamente il potere di acquisto degli italiani si è ridotto del 7%. In dieci anni, l’inflazione (l'indicatore che calcola il costo della vita in base all'aumento dei prezzi al consumo di determinati beni secondo un paniere il quale periodicamente viene aggiornato nei contenuti n.d.r.) si è attestata mediamente al 2,3% annuo (dati ISTAT). Questo 7% è il risultato del rapporto algebrico tra il valore della crescita in dieci anni, 21%, e il reddito pro capite, che è stato invece del 14%.
     Fra i numerosissimi dati ricavati dalla ricerca, mi sono permesso di evidenziarvi quelli più significativi. Fino al 2007, farina, cereali e derivati aumentavano in linea con l’inflazione, ma la speculazione del biennio 2007-2008, speculazione mai più scemata e che prosegue sui carburanti, ha determinato una impennata dei prezzi tale che il decennio si è concluso con un 47% complessivo (+ 33% per il solo pane). Altri dati allarmanti sono: l'acqua è aumentata del 53%, il gas del 34%, i carburanti del 35%, i trasporti pubblici del 35% e le tariffe per i rifiuti solidi urbani del 33%.
     Altroconsumo, in una nota, conclude sostenendo che il passaggio all’euro è stato un salasso minore di quanto percepito dai consumatori… sarà… ma personalmente non mi sembra. Credo che il comparto alimentare di prima necessità, che non include le ostriche, non dovrebbe assolutamente crescere di costo più dell’inflazione. Questo perché in ogni caso abbiamo perso tutti. Anche se di poco, superare il valore dell’inflazione comporta che diventiamo più poveri a parità di reddito, ma, come se non bastasse, il reddito aumenta molto meno dell’inflazione. Questo tipo di situazione, protratta all’infinito, comporta, ad un certo punto, l’impossibilità di acquistare i beni di prima necessità. Chi ha orecchie intenda! Che cosa importa se il settore delle telecomunicazioni, dell'abbigliamento e delle calzature, dell'arredamento e le spese per il tempo libero e la cultura sono cresciuti meno, con il cellulare mica ci faccio un piatto di pasta.
     Il colmo è che per lavorare dobbiamo avere l’auto, acquistare carburante e pagare l’assicurazione, tutti beni che crescono molto di più dell’inflazione media annua. Non è che possiamo scegliere, ci dobbiamo andare in qualche modo a lavorare; a sì, usiamo i mezzi pubblici… si vede che non siete stati attenti “+35%” in dieci anni.
     Torniamo al tema originale: il carburante. Non so se vi siete resi conto che la benzina costa più di 1,60 euro al litro, in ogni caso ho già visto qualche distributore esporre un valore che bussa alla porta dell’1,70! Ve lo dico in modo diverso: per spostarmi di soli dieci chilometri spendo mediamente quasi 3.300 delle vecchie lire! È tutta colpa dell’inflazione e bla, bla, bla… invece un pochino è anche colpa nostra. La prima volta che è stata toccata la cifra di 1,5 euro al litro di benzina i consumi hanno subito un tracollo. Subito dopo il prezzo è sceso sotto a questa soglia psicologica. Stavolta, la lenta ma inarrestabile salita oltre l’euro 1,5 è passata inosservata, ci siamo abituati, nemmeno facciamo più smorfie dal benzinaio. Dobbiamo invece ribellarci, dobbiamo combattere, dobbiamo abbattere i consumi alla pompa, diminuire la richiesta di carburanti, condividendo l’auto con più persone possibili e prendendola solo in caso di estrema necessità. Basta divertimenti? Sì, vedrete che contraendo tutti i consumi di ciò che è superfluo, andare in palestra, in vacanza, al centro commerciale, qualcosa cambierà, perché loro sanno che l’auto è indispensabile per tutti, loro sanno che non ne possiamo fare a meno, è una conquista di libertà, tuttavia, è il mezzo che ci permette di andare al lavoro, ma anche di far girare l’economia con tanti acquisti e consumi collaterali.
     Certo, probabilmente la mia esortazione è una c…, non sono un economista, probabilmente la soluzione al problema non è diminuendo i consumi, solo che mi incazzo perché mi sento preso in giro ogni volta che i petrolieri giustificano i rincari dei carburanti. I bilanci delle compagnie sono spettacolari, sempre in attivo, sempre in crescita, perché non si accontentano ma vogliono sempre guadagnare di più? Fissiamo il prezzo al litro dei carburanti, tipo a 1,5 euro, così noi possiamo continuare a muoverci e loro a guadagnare.
     Concludo con una ciliegina sulla torta, sempre in tema di mobilità. Lo dico da anni ma nessuno mi credeva: l’Ecopass è solo una macchina raccogli denaro per il Comune di Milano. È stato dimostrato che le polveri sottili non sono diminuite dopo la sua introduzione, né si è abbassato l’inquinamento atmosferico, anzi, è in aumento. Questo perché sono le fabbriche ed i riscaldamenti domestici i principali indiziati, non il parco auto. Morale: il neo sindaco Pisapia ha intenzione di estendere l’Ecopass alla circonvallazione – non più solo in centro quindi – e di farlo pagare a tutti, Euro 5 compresi. In pratica, se vuoi entrare in Milano paghi e siccome noi siamo obbligati ad entrare almeno fino alla circonvallazione… questa semplicemente è l’ennesima tassa.
     Scusate, ma… perché si definiscono benzinai se vendono anche gasolio, gas metano e gpl?

 

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