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LA PRIGIONE È DENTRO DI NOI
                                              di Graziano Paolo Vavassori - Direttore Responsabile

     La prigione può essere ovunque. La prigione è soprattutto nella nostra testa. È più difficile invece, nel caso in cui ci si trovi ad essere prigionieri, che con la mente ci si possa sentire liberi.
     Spesso capita che dall’esterno si osservi un qualcosa e si pensi che non sia difficile fare ciò che si vede… se si ha la fortuna poi di provare a fare quel qualcosa sovente si resta delusi di noi stessi per l’esito disastroso. A me è accaduto con gli automodelli radiocomandati durante una gara regionale di modellismo in scala 1 a 5, svoltasi a Cremona nel 2004. Tenendo presente questo aspetto, ho sempre considerato il carcere l’unica vera prigione, il manicomio invece un po’ meno, ed ho sempre pensato che in queste situazioni impazzirei, anche perché finire in gattabuia da innocente è psicologicamente terribile che finirci con la consapevolezza di aver commesso un crimine. Purtroppo in Italia ci sono molti carcerati innocenti!
     Certe situazioni tipo “Il Grande Fratello”, diciamo che non sono poi così difficili da affrontare, non è una prigione, anche perché, soprattutto oggi, c’è ben poco di vero in ciò che si vede. Hanno un copione da seguire, i cameraman ed altre persone entrano ed escono dalla casa del GF ed il confort non manca. Una nota personale: è vomitevole, disdicevole sentire i conduttori del GF definire terribile la situazione di prigionia che questa dozzina di ignoranti deve affrontare.
     Altre situazioni, invece, possono essere considerate effettivamente difficili da affrontare, come rimanere sei mesi su una stazione spaziale a lavorare, come rimanere diverse settimane in una abitazione completamente sigillata e senza contatti con l’esterno al fine di studiare il comportamento umano in condizione estreme, appunto. Qualcuno ha anche realizzato il medesimo esperimento con la stessa finalità in un involucro posizionato sott’acqua. Ecco, in una di queste situazioni ho sempre creduto che “io ce la farei tranquillamente”. Mi sbagliavo e non di poco!
     L’ospedale, per esempio, può essere una prigione o non esserlo, dipende unicamente da noi. Certo, la struttura è da gattabuia ma senza le sbarre. Non ci si va volentieri in quanto significa che siamo ammalati… dopo un po’, a me è accaduto, l’impossibilità di andarsene a casa, di uscire da quella struttura che, per quanto bella e comoda, non è come casa nostra, diventa un pensiero fisso e si finisce per fare come certi animali allevati in cattività in strutture non adeguate alla loro natura: si cammina avanti e indietro in continuazione nello stesso punto.
     Ci sono poi delle prigioni virtuali, terribili, anche in casa propria, che certe donne creano quando sono succubi del proprio compagno che le maltratta, le violenta. Sono situazioni estreme; da fuori è facile dire “perché non te ne vai, perché non lo molli e cambi vita…”. In realtà ci sono dei meccanismi psicologici che impediscono a queste donne di trovare il coraggio di denunciare il proprio compagno o, per lo meno, di fuggire da lui.
     Infine vi parlo del mio caso: essere prigionieri in casa. È per quel che è accaduto che ho cambiato idea sul fatto che sei mesi su una stazione spaziale per me non sarebbero un problema. Mi sono preso una bella influenza, una di quelle complete, che ti prende anche lo stomaco, quindi ho trascorso una decina di giorni a casa per guarire. È stato terribile. Sono stato così male tanto che non riuscivo a fare altro se non starmene sul divano a vegetare. Niente PC, che io adoro ed uso per lavoro quanto per divertimento; niente libri o riviste, non riuscivo a leggere, la mia testa non c’era e, come se non bastasse, nemmeno riuscivo a mettere a fuoco il testo; niente musica, perché anche la musica necessita di una certa concentrazione se la si vuole ascoltare veramente, non come sottofondo quindi. A conferma che la TV è da stupidi, l’unica variante giornaliera era proprio la possibilità di vedere qualche film o spettacolo, in quanto non richiedono sforzo mentale.
     Per finire, ad un certo punto della mia malattia, quando mi sono reso conto che stavo trascorrendo la giornata facendo ripetutamente le medesime azioni, ovvero stare sul divano, alzarsi e recarsi alla toelette, poi ancora sul divano e, non sempre, andare al tavolo per mangiare, sono impazzito.
     La mente è in grado di giocare brutti scherzi, ma dipende molto da noi.

 

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